La seconda fase dell’invasione russa nel Donbass è iniziata: Mosca punta a conquistare il Donetsk
La seconda fase dell’offensiva russa del Donbass è iniziata. Dopo la resa di Lysychansk, l’ultimo avamposto della resistenza ucraina del Lugansk, Vladimir Putin ha chiesto al suo esercito di "andare avanti come previsto". Vale a dire, conquistare anche l’oblast di Donetsk, per ottenere il pieno controllo di tutto il ricco bacino minerario nel sud-est del Paese: il primo obiettivo strategico di Mosca dall’inizio dell’invasione, iniziata oltre 4 mesi fa. I difensori, incassato il duro colpo, hanno tentato di rispondere aumentando la pressione nel fronte meridionale. E sono tornati ad issare simbolicamente la bandiera gialla e blu sull’Isola dei Serpenti.
Nel 131esimo giorno di guerra Putin ha ricevuto al Cremlino il suo ministro della Difesa, Serghiei Shoigu, per avere aggiornamenti sul terreno, dopo la svolta nella battaglia contro le ultime truppe ucraine rimaste nel Lugansk, che sono state costrette a ritirarsi. Nei resoconti ufficiali forniti dai media di Mosca è emersa la soddisfazione del leader russo, che ha suggerito ai suoi comandanti di far "riposare" i soldati che hanno ottenuto la "vittoria". E dopo i complimenti è scattato il vero e proprio ordine: "Le altre unità militari" dislocate nella regione "dovrebbero continuare a svolgere le loro missioni in linea con il piano approvato, come previsto", ha detto Putin. Auspicando che "tutto si svolga come in Lugansk".
Lo stato maggiore ucraino ha confermato che la prima linea russa nel sud-est adesso si sta concentrando sul Donetsk, intensificando i bombardamenti in direzione di Bakhmut: una delle tre grandi città ancora controllate da Kiev, insieme a Sloviansk e Kramatorsk. Secondo le autorità locali, le forze di difesa sono preparate, perché hanno avuto il tempo di costruire fortificazioni durante la lunghissima battaglia di Lysychansk. Ma diversi analisti occidentali ricordano che l’Armata continua ad avere la superiorità di mezzi pesanti, che finora sono stati risolutivi nel lungo periodo per sfiancare la resistenza.
Da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky ha voluto rassicurare i suoi cittadini, sottolineando che grazie "alle nostre tattiche ed all’aumento delle forniture di armi moderne" da parte dei partner occidentali Lysychansk tornerà ucraina, così come tutto il resto del territorio conquistato dal nemico. La sua fiducia deriva soprattutto dalle notizie dal fronte sud, dove le forze di difesa starebbero gradualmente avanzando, a partire dall’oblast di Kherson. L’ultimo segnale è arrivato dall’Isola dei Serpenti, dove la bandiera ucraina è tornata a sventolare, ha annunciato il comando militare meridionale. L’isola al largo di Odessa, conquistata dai russi il primo giorno dell’invasione e recentemente abbandonata dopo gli incessanti bombardamenti ucraini, rappresenta per Kiev un avamposto strategico per il controllo delle vie marittime nella zona. Ed è anche un simbolo della resistenza, dopo il "go f*** yourself" urlato da un soldato ad un nave da guerra nemica che aveva chiesto la resa dei militari di stanza nell’isola.
Per i russi la ritirata è stata un gesto di buona volontà per sbloccare la crisi del grano, ma la situazione non si è ancora risolta. La tensione nelle ultimi giorni riguarda soprattutto una nave di Mosca fermata dai turchi al largo delle proprie coste. Kiev ha chiesto ad Ankara di sequestrarla, affermando che trasporta grano rubato. La "situazione va risolta", ha risposto da parte sua il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, evidentemente spazientito per il fermo del cargo. Non è un buon segnale, proprio nel momento in cui i turchi cercano di mediare tra le parti, con la supervisione dell’Onu, per evitare che decine di tonnellate di grano marciscano nei silos di Odessa e non solo.