Si aggrava il bilancio dell’incidente in montagna odierno. Oltre alle vittime ci sono anche tra i 10 e i 14 feriti, di cui due gravi
È di almeno sei morti, tra i 10 e i 14 feriti, di cui due in modo grave, e una decina di dispersi il bilancio provvisorio delle vittime del crollo di un enorme seracco sulla Marmolada.
Un bilancio che potrebbe aggravarsi ancora: il Soccorso Alpino, che ha evacuato diciotto persone e chiuso il ghiacciaio per il rischio di altri crolli, sta cercando di capire se e quanti manchino ancora all’appello.
"Non ho mai visto su queste cime una cosa del genere. Non è stata la solita valanga: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l’edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale", racconta un soccorritore, che attribuisce al gran caldo di questi giorni la probabile causa dell’incidente. Nella zona, oggi è stata registrata la temperatura record di 10,3 gradi, con la minima che la scorsa notte è rimasta sempre sopra i 5 gradi. Lo zero termico è oltre i 4mila metri.
Il distacco è avvenuto intorno all’ora di pranzo nei pressi di Punta Rocca, lungo l’itinerario di salita della via normale, e ha travolto diverse cordate di escursionisti – italiani e stranieri secondo quanto si apprende – che stavano raggiungendo la vetta con i ramponi. Secondo i primi testimoni c’erano 4 cordate lungo la parete: due in alto, sulla via normale, e due più in basso. Ma al momento nessuno è ancora riuscito a chiarire esattamente da quante persone fossero composte le cordate. A venire giù è stata proprio una parte della cima della Marmolada, un ghiacciaio che ha centinaia di anni: il crollo si è verificato attorno ai 3mila metri, 300 metri sotto la vetta, mentre le ricerche si sono concentrate a una quota più bassa, tra i 2’500 e i 2’800 metri. Quel che è certo è che in pochi secondi dalla montagna sono caduti giganteschi blocchi di ghiaccio e di roccia che hanno travolto chiunque fosse lungo il percorso. I feriti si sono salvati solo perché erano lontani dall’area del crollo, investiti dallo spostamento d’aria e da piccoli detriti.
Subito dopo le prime notizie che giungevano dalla cima della montagna, si sono attivate tutte le stazioni del soccorso alpino della zona, almeno cinque elicotteri e le unità cinofile, che hanno operato fino a quando anche i soccorritori sono stati evacuati per l’elevato pericolo di ulteriori distacchi. Un pezzo della calotta sommitale di Punta Rocca è rimasto in bilico, centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio che potrebbero venire giù da un momento all’altro. Per questo motivo i comuni di Canazei (Trento) e di Rocca Pietore (Belluno) hanno vietato, con apposite ordinanze, l’accesso e la percorrenza dell’area interessata dalla valanga fino a quando non sarà accertata la natura del distacco con gli opportuni rilievi glaciologici e geologici.
I feriti sono stati trasportati negli ospedali di Belluno, di Treviso e di Trento, mentre le salme delle vittime sono state portate allo stadio del ghiaccio di Canazei, paese della Val di Fassa che si trova a pochi chilometri dal passo Fedaia, dove parte la funivia per salire in vetta. Attivato anche un team di psicologi per assistere i parenti delle vittime, che non sono ancora state identificate. Per farlo è probabile che sarà necessario l’esame del Dna.