regno unito

Boris Johnson, la polizia indaga sul Partygate

Premier sull‘orlo del baratro per le feste organizzate durante il lockdown, ma resiste: ’Non ho violato leggi’

“Porta il tuo Johnson fuori dalla nostra democrazia” (Keystone)
25 gennaio 2022
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Il nodo del cosiddetto Partygate si stringe alla gola di Boris Johnson: deciso ancora a resistere, ma spinto adesso sull’orlo del baratro anche da un’indagine preliminare avviata dalla polizia sullo scandalo dei vari ritrovi organizzati a Downing Street fra il 2020 e il 2021 in barba alle restrizioni Covid all’epoca in vigore nel Regno Unito. Ultima tegola d’una vicenda che, salvo miracoli, sembra a questo punto lasciare margini di dubbio più sul ’quando’ che non sul ‘se’ rispetto al fine-corsa d’un primo ministro vicino al bivio tra la scelta di gettare la spugna o aspettare che sia il partito a porre la sfiducia sulla sua leadership in casa Tory.

Colpo (quasi) da ko

La svolta che minaccia di assestare il colpo del ko a Johnson è arrivata da Scotland Yard. Che, dopo aver lungamente esitato, è stata infine costretta ad annunciare per bocca della comandante Cressida Dick l’apertura di un fascicolo sulla vicenda: per indagare sui possibili aspetti penali dell’accaduto, al di là di quelli amministrativi e disciplinari al centro di una parallela inchiesta interna indipendente affidata all’alta funzionaria Sue Gray. Secondo braccio di una tenaglia, tenuta in mano da due donne in fama d’inflessibilità, che minaccia di stritolare la precaria autodifesa di BoJo. Tanto più che la Metropolitan Police, in contatto con i segugi della commissione Gray, potrebbe allargare il cerchio dei sospetti dalla sola presunta violazioni delle regole del lockdown all’esame di un ipotetico abuso d’ufficio, laddove emergessero tentativi d’insabbiamento.

Detective al lavoro

Convocata dal Municipio di Londra, a guida laburista, dame Cressida ha spiegato che sotto la lente dei suoi detective vi è “un certo numero di eventi” segnalati tra Downing Street e i dicasteri di Whitehall negli ultimi due anni: 17 in totale, dei 20 trapelati finora sui media a scoppio ritardato. Ha quindi assicurato che l’indagine sarà “imparziale", rigorosa e impermeabile a qualunque timore reverenziale. Un atto doveroso di trasparenza, ha rincarato, in un Paese nel quale "la grande maggioranza delle persone ha agito in modo responsabile durante la pandemia”. E in cui vi sono stati finora quasi 155.000 morti per Covid.

La risposta di Johnson e dei suoi residui fedelissimi è stata quella di fare buon viso a cattivo gioco. Il primo ministro, a margine di un intervento alla Camera dei Comuni sulla crisi fra Russia e Ucraina, ha definito “benvenuta” l’iniziativa della Met Police, aggiungendo di aver voluto lui stesso una prima “inchiesta indipendente” sul Partygate e di essere fiducioso che la nuova investigazione possa “aiutare a fare chiarezza di fronte all’opinione pubblica e a tirare una riga sotto le questioni” aperte una volta per tutte.

Mentre un suo portavoce ha promesso “piena cooperazione" alle indagini, ribadendo la convinzione che il primo ministro "non abbia violato la legge”., anche dopo le ultime rivelazioni sulla celebrazione di compleanno organizzata, con torta e canzoncina, dalla first lady Carrie e da alcuni collaboratori nell’ufficio di gabinetto per il compleanno di Boris il 19 giugno 2020: evento che per il ministro Grant Shapps non può essere considerato certo “un party” e che tuttavia avvenne mentre per milioni di britannici valeva ancora l’obbligo d’incontrarsi al massimo in 6 persone e solo all’aperto; mentre il profilo Twitter governativo sconsigliava persino i canti in chiesa; e quando Johnson in persona faceva pubblicare uno scambio di letterine con una bimba di 7 anni elogiata per aver cancellato la festicciola del suo di compleanno.

I laburisti: dimissioni

Dalle opposizioni, in testa i laburisti di Keir Starmer, sale del resto sempre più forte la richiesta di dimissioni. Con la vice leader Angela Rayner che evoca dopo gli ultimi sviluppi sospetti di "comportamenti criminale a Downing Street"; e invoca per iniziare la diffusione integrale dell’atteso rapporto Gray. Rapporto la cui pubblicazione sembrava potesse subire un rinvio dopo il coinvolgimento della polizia, offrendo paradossalmente un po’ di respiro al governo; ma che secondo il Mirror uscirà già domani, prima possibile mannaia sulla testa di BoJo.

La fronda interna alla parrocchia Tory minaccia intanto di tracimare. E di sfociare in un voto di sfiducia accelerato sulla leadership di partito di Johnson, per la quale servono le firme di 54 deputati (il 15% del gruppo di maggioranza). La strada più diretta per dare lo sfratto al premier laddove la sua posizione dovesse apparire definitivamente indifendibile. Ed egli insistesse a non mollare malgrado un ultimo sondaggio YouGov che fa salire al 62% i britannici favorevoli alla ’Borexit’; con un 39% (5 punti peggio rispetto a una settimana fa) contro il 48 di contrari finanche fra gli elettori conservatori.

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