Estero

I talebani a Oslo, missione a caccia di riconoscimento

Il regime dopo la presa dell’Afghanistan mostra il lato votato al dialogo. La delegazione sarà impegnata in una tre giorni di incontri

Due rappresentanti della delegazione talebana a Oslo
(Keystone)
24 gennaio 2022
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La prima missione dei talebani in Europa dopo la presa di Kabul mostra il volto dialogante del regime che invoca il riconoscimento negato dalla comunità internazionale. Guidata dal loro ministro degli Esteri, Mawlawi Amir Khan Muttaqi, la delegazione dei mullah sbarcata a Oslo ha avviato la tre giorni d’incontri con alcuni faccia a faccia con esponenti della società civile afghana, tra cui attiviste per i diritti delle donne e giornaliste.

Si tratta di colloqui facilitati dal governo norvegese, che li ospita con l’obiettivo di affrontare “la grave situazione umanitaria” in Afghanistan – dove secondo l’Onu oltre metà della popolazione è minacciata dalla carestia – e la promessa di non fare sconti sui temi più delicati, compresa l’istruzione ancora negata alle ragazze.

Alla missione partecipano una quindicina di dirigenti talebani, di cui fa parte anche Anas Haqqani, esponente di spicco dell’omonima potente rete, ritenuta responsabile di numerosi attentati terroristici. Lunedì potrebbe esserci anche lui agli incontri con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Unione Europea, mentre martedì sarà la volta dei contatti bilaterali con le autorità norvegesi. Sul tavolo spiccano le richieste sul rispetto dei diritti umani, tra le condizioni per un eventuale ritorno degli aiuti internazionali, che prima dell’arrivo dei mullah finanziavano l’80% del bilancio afghano.

Dopo aver incassato il ritorno dell’Ue a Kabul, seppur con una “presenza minima” per gestire gli aiuti che non prevede alcuna legittimazione politica, i talebani si preparano ora al confronto con i diplomatici occidentali in un hotel sulle colline alla periferia di Oslo. Colloqui con cui i sedicenti studenti coranici assicurano di voler “cambiare l’atmosfera bellicosa” respirata finora. “L’Emirato islamico ha adottato misure per soddisfare le richieste del mondo occidentale – ha affermato alla vigilia il suo portavoce Zabihullah Mujahid – e speriamo di rafforzare le nostre relazioni diplomatiche con tutti i Paesi”.

Nei fatti, però, il confronto riguarda anzitutto la crisi umanitaria e i diritti negati, ha insistito la responsabile della diplomazia norvegese Anniken Huitfeldt, ribadendo che queste discussioni “non costituiscono una legittimazione o un riconoscimento dei talebani”. Rassicurazioni che però non hanno fermato la protesta di decine di manifestanti all’esterno del ministero degli Esteri di Oslo, scesi in strada intonando slogan come “talebani terroristi” e "le vite degli afghani contano”.

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