Estero

“Mosca invia elicotteri al confine con l’Ucraina”

Le indiscrezioni del New York Times. Domani l’incontro consiglio Nato-Russia

Un soldato ucraino nel Donbass (Keystone)
11 gennaio 2022
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Vladimir Putin muove gli elicotteri da combattimento e unità logistiche al confine con l’Ucraina, dove ha già ammassato circa 100 mila soldati, mentre il presidente Volodymyr Zelensky tenta di rientrare in gioco direttamente chiedendo un nuovo summit di pace con Francia, Germania e Russia (il cosiddetto formato Normandia) per risolvere il conflitto nel suo Paese. Sono le due mosse più significative all’indomani dei negoziati Usa-Russia a Ginevra, e alla vigilia del Consiglio Nato-Russia a Bruxelles, che sarà seguito giovedì da una riunione dell’Osce a Vienna.

La mossa del leader del Cremlino è stata fatta trapelare sul New York Times da dirigenti americani protetti dall’anonimato. Secondo tali fonti, il numero dei militari russi vicini alla frontiera ucraina è rimasto stabile nelle ultime settimane, contrariamente alle previsioni dell’intelligence Usa, che si aspettava sino a 175 mila uomini. Ma lo zar avrebbe cominciato a muoversi per trasferire in loco elicotteri militari da attacco e da trasporto: un possibile segnale che i piani per un’aggressione continuano, nonostante i colloqui in corso in Europa a vari livelli. Il Cremlino avrebbe inoltre sollecitato più unità logistiche, quelle necessarie a supportare le forze terrestri in caso di invasione.

Pistola carica

Insomma, Putin continuerebbe a tenere carica la pistola puntata sulla testa di Kiev, senza dare quei segnali di de-escalation chiesti da Washington per far procedere meglio i colloqui. Colloqui definiti “positivi” da Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo, che però ha avvisato: “Le ragioni per essere ottimista non sono ancora numerose, bisognerebbe essere ingenui per pensare che un primo round dia risultati esaustivi”. Segno comunque che qualcosa si muove, che ci sono dei margini di trattativa, anche se le posizioni di partenza sembrano inconciliabili: con Mosca che chiede garanzie contro l’espansione della Nato a est, nonché le esercitazioni e la dislocazione di armi nell’ex Urss, dove cerca di ricreare la sua area di influenza; e Washington che non vuole rinunciare alla sua politica delle porte aperte dell’Alleanza verso altri Paesi sovrani. Ma c’è la disponibilità americana a discutere della dislocazione dei missili nucleari a raggio intermedio (dopo il reciproco ritiro dal trattato Inf) e a limitare le manovre militari in un contesto di trasparenza. “Nessuna concessione, solo misure reciproche”, assicura Foggy Bottom, mentre il vicesegretario di Stato Wendy Sherman - a capo della delegazione Usa - si consulta con gli alleati in vista del consiglio Nato-Russia.

I negoziati

Intanto Zelensky, pur dicendo di “accogliere con favore gli intenti e gli sforzi di Usa, Russia e Nato di ridurre le tensioni e risolvere tutte le reciproche questioni al tavolo negoziale", ha estratto dal cilindro una sua proposta: un nuovo vertice del formato Normandia, dove è presente anche Kiev. "È tempo di concordare in maniera sostanziale la fine del conflitto e siamo pronti a prendere le decisioni necessarie durante un nuovo summit dei leader dei quattro Paesi", ha detto senza precisare la natura di queste "decisioni”, mentre il suo ministro degli Esteri Dmytro Kouleba ribadiva che la Russia “non ha diritto di veto” sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. Per non restare a fare lo spettatore, Zelensky aveva già annunciato a fine dicembre un’iniziativa diplomatica con Mosca, che prevede colloqui diretti con Putin e l’impegno a presentare al parlamento leggi che garantiscano l’autogoverno alle aree separatiste, con un’interpretazione opposta però tra i due Paesi se questo si traduce in un potere di veto sul futuro ingresso di Kiev nell’Alleanza (impegno sancito in costituzione). Ma lo zar per ora lo ha snobbato, preferendo il dialogo diretto con la Casa Bianca e la Nato.

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