Estero

Cop26, febbrili trattative per sciogliere gli ultimi nodi

A Glasgow va ai tempi supplementari la Conferenza Onu sul clima. Ong e attivisti criticano l’ultima bozza del testo finale

Corsa contro il tempo a Glasgow
(Keystone)
12 novembre 2021
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Glasgow – Riduzione dei gas a effetto serra, sussidi ai combustibili fossili e adattamento al cambiamento climatico: su questi e su altri aspetti i negoziati alla Cop26 di Glasgow non hanno ancora prodotto un compromesso sufficiente per molti attori, tra cui la Svizzera.
Il presidente della conferenza Alok Sharma nel pomeriggio di ieri ha sottolineato i «numerosi progressi» dalla sua prima bozza del documento finale di mercoledì. Ma ha chiesto uno sforzo maggiore.

La nuova bozza del testo ha attenuato la richiesta di un’uscita dal carbone e dai sussidi “inefficienti” alle energie non rinnovabili. Quanto è bastato per convincere l’Arabia Saudita a non far deragliare la Cop26. Ma qualcosa di inaccettabile per diversi paesi, tra cui gli Usa e la Svizzera. Per la consigliera federale Simonetta Sommaruga, una tale formulazione non permetterebbe al mondo di mantenere il riscaldamento entro un massimo di 1,5°C entro il 2100.

Critiche da Ong e attivisti

Da giovedì, le consultazioni si sono intensificate. «Abbiamo negoziato quasi tutta la notte», ha detto a Keystone-Ats il capo della delegazione svizzera, l’ambasciatore Franz Perrez. Non abbastanza, a detta delle Ong e degli attivisti, che ancora una volta si sono riuniti per chiedere più giustizia climatica. «Questo non è l’accordo che la gente sperava a Glasgow», ha detto la direttrice esecutiva di Greenpeace International.

Uno dei nodi da sciogliere è il finanziamento. Gli aiuti ai paesi in via di sviluppo per adattarsi al cambiamento climatico sono destinati a raddoppiare entro il 2025. Ma i paesi del Sud chiedono di più. Altra richiesta sul tavolo: i paesi dovrebbero tornare l’anno prossimo con piani più ambiziosi per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Gli sforzi per limitare il riscaldamento globale entro il 2100 a 1,5°C, o 2°C al massimo, sono in effetti insufficienti. Gli attuali impegni degli Stati permetterebbero, nella migliore delle ipotesi, di raggiungere 1,8°C, anche se lo studio di riferimento indica 2,4°C. L’Onu, sulla base degli impegni annunciati dagli Stati, non aveva modificato la sua stima (2,7°C).

Il nodo del finanziamento

Una cosa è certa. La Cop26 ha mostrato l’enorme divario tra, da un lato, il ‘format’ di una conferenza multilaterale nella quale si deve trovare un consenso tra quasi 200 Stati e, dall’altro, le aspettative immediate di attivisti e organizzazioni non governative.

Tra le altre questioni aperte, il fatto che i paesi ricchi non abbiano onorato la loro promessa di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno di fondi pubblici e privati a partire dal 2020 per aiutare i paesi in via di sviluppo. Gli Stati discuteranno i prossimi passi da qui al 2025.

La Svizzera si è molto impegnata sull’articolo 6, relativo al mercato delle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra che un paese può realizzare finanziando progetti all’estero. I negoziatori elvetici sembrano essere riusciti a evitare la possibilità di un doppio conteggio delle riduzioni ottenute, nonostante le reiterate richieste del Brasile. «Siamo riusciti a evitare il peggio», ha affermato Simonetta Sommaruga.

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