Lo studente egiziano dell‘università di Bologna è in carcere in Egitto da quasi 20 mesi con l’accusa di ’diffusione di informazioni false’
Seconda udienza del processo a carico di Patrick Zaki, oggi a Mansura la città sul Nilo. Lo studente egiziano dell’università di Bologna in carcere in Egitto da quasi 20 mesi è accusato di “diffusione di informazioni false”.
In aula sono presenti un diplomatico italiano, uno spagnolo e uno canadese nell’ambito di un monitoraggio processuale Ue a trazione italiana che coinvolge anche paesi extra-europei. Lo ha constatato l’agenzia di stampa italiana Ansa sul posto dove si è appreso che Germania e Stati Uniti hanno fatto presentare “lettere di interessamento” in cui si sottolinea che i due Paesi continueranno a seguire e monitorare da vicino il caso pur non essendo fisicamente presenti all’udienza di oggi.
Come la prima udienza svoltasi il 14 settembre, quella odierna si tiene di nuovo davanti a una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d’emergenza) di Mansura, la città natale di Patrick.
Nell’ala nuova del vecchio Palazzo di Giustizia, è previsto che nell’ambito di una sessione di varie ore vengano esaminati molte decine di casi a partire da metà mattinata. La volta scorsa l’aggiornamento, dopo un’udienza di pochi minuti, fu annunciato verso le 15 ora locale e svizzera.
Visto il tipo di corte, si desume che l’accusa a suo carico su cui si dibatterà oggi sulla base di tre articoli giornalistici è quella di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”. Un reato sanzionato con un massimo di cinque anni di carcere. La corte può emettere una sentenza inappellabile in qualsiasi udienza.
È già stato confermato però da una legale dello studente che restano in piedi (si presume quindi da affrontare eventualmente in altra sede) le accuse di “minare la sicurezza nazionale” e di istigare alla protesta, “al rovesciamento del regime", "all’uso della violenza e al crimine terroristico”: le ipotesi di reato basate sui dieci post su Facebook di controversa attribuzione.
Si tratta di crimini che gli fanno rischiare 25 anni di carcere, secondo Amnesty International, o addirittura l’ergastolo, hanno sostenuto fonti giudiziarie egiziane.
“Abbiamo inviato questa mattina una lettera sottoscritta da 40 deputati europei alla presidente della Commissione europea e all’Alto rappresentante dell’Unione, sollecitando la necessità di un forte impegno dell’Ue per la liberazione di Patrick Zaki“. Lo dichiarano Fabio Massimo Castaldo (M5S) e Pierfrancesco Majorino (Pd), promotori della lettera indirizzata a Ursula Von der Leyen e Josep Borrell che chiede di dare la giusta priorità e urgenza alla vicenda di Patrick Zaki e di assicurare che i suoi diritti fondamentali siano salvaguardati conto qualsiasi violazione. “Proprio oggi si svolge infatti la seconda udienza del processo in cui Patrick è accusato di diffusione di notizie false, rischiando fino a cinque anni di carcere, dopo aver trascorso più di un anno e mezzo di detenzione preventiva, sottoposto a minacce e torture", continuano Castaldo e Majorino. "Siamo molto preoccupati dal possibile esito di questo processo che rischia di essere, come tanti nell’Egitto di Al-Sisi, sommario e guidato dalla necessità di mettere a tacere in maniera palese voci critiche e non gradite”. "Pensiamo che non si possa rimanere indifferenti rispetto a questo e che debba esserci una forte presa di posizione dei vertici dell’Unione per chiedere l’immediata liberazione di Zaki, come già richiesto peraltro dal Parlamento europeo”, concludono Castaldo e Majorino, riferendosi alla netta risoluzione del Parlamento dello scorso 18 dicembre. "Per questo chiediamo, tra le altre cose, che la delegazione Ue sia presente al processo di Zaki e a quello di altri giornalisti, sindacalisti, difensori dei diritti umani e attivisti della società civile oggi perseguitati. Serve anche una risposta forte e coordinata tra gli stati dell’Unione che imponga progressi essenziali nel rispetto dei diritti umani all’Egitto”.