Dopo il voto resta l’incertezza, sia Scholz che Laschet chiedono la poltrona di cancelliere. Esultano i Verdi, crolla la Linke
Angela Merkel lascia la prima linea e i tedeschi assistono col fiato sospeso al braccio di ferro fra due cancellieri. Almeno per una notte. È lo scenario emerso dalle prime proiezioni del voto in Germania, che fotografa una partita sul filo e due sfidanti pronti a rivendicare lo scettro. In realtà i socialdemocratici sono in chiaro seppur lieve vantaggio. E questo ha fatto declamare a un emozionato Scholz, accolto da una lunga ovazione alla Willy Brandt Haus, che “la serata sarà lunga ma una cosa è chiara: i cittadini vogliono un cambiamento. E chiedono che il nome del prossimo cancelliere sia Olaf Scholz“. Fra i conservatori dell’Unione invece Armin Laschet ha preso la parola per frenare gli entusiasmi dell’Spd: troppo presto, ha avvertito. “Il risultato per ora non è affatto chiaro. Noi metteremo ogni impegno per formare un governo a guida Unione”. Il leader della Cdu ha dovuto ammettere di "non poter essere contento del risultato”, un crollo di quasi nove punti rispetto a quattro anni fa. Ma a questo punto anche gli alleati-coltelli bavaresi lo spalleggiano, con Markus Soeder che chiede "una coalizione della ragionevolezza guidata dai conservatori”.
Stando alle proiezioni diffuse dal canale pubblico della Zdf, i socialdemocratici sono in testa con il 25,9% (+5,4 rispetto al 2017), segue l’Unione con il 24,5% (-8,4). Al terzo posto si piazzano i Verdi con il 14,1% (+5,2). I liberali hanno ottenuto l’11,7% (+1). L’ultradestra di Afd otterrebbe il 10,6% (-2) mentre la sinistra della Linke si ferma al 5 (-4,2%), pericolosamente sulla soglia minima per l’ingresso nel Bundestag.
Al di là dei rapporti di forze interni ai partiti, è chiaro comunque che l’Spd di Scholz festeggia un grande successo dopo anni di delusioni, così come i Verdi di Annalena Baerbock, che pure avevano ben altre aspettative iniziali. Mentre per l’Unione questo 26 settembre segna un tonfo storico, che alla Adenauer Haus si tenta di giustificare con il mancato premio del cancelliere, dovuto all’uscita di scena della Merkel. Pronta a rivendicare un grande “successo storico" è stata dunque la verde Baerbock, che ha ammesso che “questa volta non è bastato per conquistare la cancelleria” ma "abbiamo un mandato per il futuro. Avremmo voluto di più. Ma siamo scesi in campo per partecipare al governo del paese. E continueremo a lottare per un governo del clima”.
Anche il liberale Christian Lindner ha esultato: “Dalle urne esce un segnale chiaro, gli elettori vogliono un governo di centro”. Ago della bilancia della prossima coalizione, il leader dell‘Fdp si è lasciato aperto la porta sia per una coalizione ‘semaforo’ (con Spd e Verdi) che per la cosiddetta ’Giamaica’, con Unione e Verdi, quella che lui preferirebbe.
Mentre i conservatori hanno gioito all’unanimità sul magro risultato della Linke, che allontana definitivamente lo spettro di una coalizione rosso rosso-verde. Escluso quindi un governo con la sinistra e la Groko uscente che i socialdemocratici hanno da tempo respinto - vogliono vedere finalmente Cdu e Csu all’opposizione - le due opzioni attualmente sul tavolo sono dunque una coalizione ‘Ampel’ fra Spd, Verdi e Liberali, e la già citata Giamaica, che Lindner fece saltare quattro anni fa. Ma sarà solo la notte a portare risultati più concreti sui quali ragionare: pesa il voto postale, il cui spoglio potrebbe anche modificare il quadro.
La giornata elettorale ha visto tra l’altro anche un altro braccio di ferro a sorpresa, per il mandato di sindaco di Berlino: la verde Bettina Jarasch è in lieve vantaggio rispetto alla finora favorita Franziska Giffey, l’ex ministra Spd che lasciò a maggio per il plagio della tesi di dottorato. Nettissima è stata invece la vittoria di Manuela Schwesig (Spd) nel Land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, che ha staccato di molti punti l’ultradestra di Afd.