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‘Attacco Isis imminente’, paura all'aeroporto di Kabul

Ultime ore del ponte aereo, ma sono decine di migliaia le persone che saranno lasciate indietro

Talebano di guardia a un check-point (Keystone)
25 agosto 2021
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Il tempo sta per scadere, sono le ultime ore possibili per lasciare l'Afghanistan, sfuggire ai talebani e alle minacce dell'Isis. Le operazioni di evacuazione dei civili dall'aeroporto di Kabul si stanno per concludere, per lasciare gli ultimi giorni disponibili prima del 31 agosto al ritiro dei militari occidentali: truppe americane - così come quelle italiane, canadesi, turche - hanno già cominciato a rientrare, riducendo di fatto le possibilità per quei 10'000 afghani ancora accalcati attorno all'aeroporto di riuscire a imbarcarsi su un volo.

Corsa contro il tempo

"Stiamo correndo contro il tempo", ha fatto sapere il Pentagono. Anche perché, hanno avvertito gli 007 di Washington, Londra e Berlino, sullo scalo afghano incombe la minaccia sempre più concreta e "imminente" di attentati suicidi della branca asiatica dello Stato islamico, il cosiddetto Isis-Khorasan, nemico giurato dei talebani, pronto a creare il caos nel pieno del ritiro della Nato.

Fonti dell'antiterrorismo americano hanno riferito alla Cnn che l'Isis-K potrebbe contare su centinaia di jihadisti fuggiti dalle prigioni di Bagram e Pul-e-Charkhi, tra cui anche "veterani della Siria e altri foreign fighters". Erano 5'000 tra miliziani dei talebani, di al Qaida e dello Stato islamico nel solo carcere di Bagram a luglio, prima che gli Usa ne cedessero il controllo alle forze afghane, poi dileguatesi precipitosamente davanti all'avanzata degli studenti del Corano.


Afghani in fila davanti alla sede di una banca (Keystone)

I numeri

Finora sono state portate via da Kabul oltre 82'300 persone, ma a rischio di rappresaglie talebane ve n'erano almeno 300 mila, contando solo gli ex collaboratori della Nato. Washington sta cercando di esfiltrare anche 250 magistrate - con le loro famiglie - che, pur non avendo lavorato direttamente con gli americani, in passato avevano emesso severe condanne nei confronti dei talebani.

"Ci danno la caccia casa per casa", è stato l'sos lanciato da una giudice nella provincia di Herat. È impensabile, a questo punto, che si riesca a mettere in salvo tutti i civili in pericolo entro martedì prossimo, tanto più che i talebani ostacolano l'accesso degli afghani allo scalo, minacciando e picchiando chi cerca di raggiungerlo, così come avevano promesso: "Faremo passare solo gli stranieri". Che pure hanno difficoltà ad arrivare, tanto che il Pentagono ha dovuto compiere un terzo blitz con un elicottero per andare a prendere un gruppo di 20 persone fuori dal perimetro dell'aeroporto.

L'Occidente in fuga

A Kabul restano ancora 4'100 civili americani e 5'400 soldati Usa, più quelli degli alleati, consapevoli che non potranno restare un giorno di più senza l'ombrello di Washington. Londra ha quindi avvertito in mattinata che porrà fine alle evacuazioni dei civili entro 24-36 ore, Parigi fermerà il suo ponte aereo nella serata di giovedì, Varsavia ha già concluso le sue operazioni, Berlino farà altrettanto entro venerdì quando, secondo la Bild, lascerà del tutto "l'inferno afghano".

"La fine del ponte aereo non deve essere la fine degli sforzi per aiutare gli afghani", ha però sottolineato Angela Merkel al Bundestag e per questo, secondo la cancelliera, "il dialogo con i talebani deve continuare". E una prima "promessa" sembra averla strappata il suo ambasciatore, Markus Potzel, dopo un incontro a Doha con il vicecapo dell'ufficio politico dei mullah, Sher Abbas Stanikza: "Mi ha assicurato che gli afghani con i documenti validi avranno la possibilità di partire su voli commerciali dopo il 31 agosto", ha annunciato il tedesco su Twitter.

Intenzione confermata sempre con un tweet da uno dei portavoce dei talebani, Suhail Shaheen: il ritiro delle truppe straniere entro la scadenza "aprirà la strada alla ripresa dei voli civili", sospesi dalla caduta di Kabul del 15 agosto.

In quest'ottica, i nuovi padroni dell'Afghanistan hanno chiesto alla Turchia di fornire "assistenza tecnica" nella gestione dell'aeroporto Hamid Karzai dal primo settembre, ma senza i 600 militari di Ankara - come aveva proposto il presidente Erdogan - che come gli altri si stanno ritirando. E con l'Isis già ai cancelli.

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