Il premier britannico ha messo in chiaro il suo desiderio di un approccio improntato al pragmatismo
Il Regno Unito chiede all'Ue un'interpretazione "pragmatica" sull'attuazione del protocollo nordirlandese allegato alle intese post Brexit, che Bruxelles contesta a Londra di non rispettare, ed evoca la prospettiva di "un compromesso" da entrambe le parti a salvaguardia del comune impegno sulla tutela in Irlanda dello storico accordo di pace del Venerdì Santo 1998.
Lo ha sottolineato il premier Boris Johnson, secondo una nota diffusa da Downing Street dopo un incontro con i vertici di Bruxelles avuto a margine del G7 di Carbis Bay, replicando ad una precedente dichiarazione di Ursula von der Leyen e Charles Michel.
Negli incontri avuti stamattina da Johnson a Carbis Bay con von der Leyen e Michel, ma anche con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese Emmanuel Macron "i leader hanno discusso del futuro approfondimento delle relazioni bilaterali", ha riferito Downing Street dopo il colloquio con Macron.
Quanto ai contenziosi del post Brexit, si legge ancora nella nota, "il Primo Ministro ha rivendicato la posizione del Regno Unito sul protocollo sull'Irlanda del Nord. E ha messo in chiaro il suo desiderio di un approccio improntato al pragmatismo e al compromesso da tutte le parti"; non senza ribadire che Londra continua a considerare "l'accordo di Belfast del Venerdì Santo un pilastro da rispettare in tutte le sue dimensioni" a protezione della pace e contro ogni tensione in Ulster.
Il protocollo sull'Irlanda del Nord - che impone a Londra controlli amministrativi su alcuni prodotti, soprattutto alimentari, al confine interno con il resto del Regno in cambio della permanenza dell'Ulster nel mercato europeo, unica soluzione accettata da Bruxelles per mantenere aperta la frontiera fra Dublino e Belfast malgrado la Brexit e nel rispetto dell'intesa di pace del '98 - sta avvelenando questa fase delle relazioni fra Gran Bretagna e Ue. E rappresenta un'ombra anche sull'atmosfera del vertice G7 di questi giorni.
L'Unione accusa il governo Johnson di non rispettare i patti, ventilando ritorsioni trasversali e azioni legali, avendo questo unilateralmente rinviato l'entrata in vigore dei controlli concordati. Londra replica accusando Bruxelles d'essere "cocciuta" e burocratica - nelle parole ribadite oggi dal ministro degli Esteri, Dominic Raab -, avverte di non poter mettere a rischio in nessun caso l'integrità territoriale del Regno anche sul fronte commerciale e insiste nel pretendere maggiore flessibilità sul transito interno di merci come le carni refrigerate e le salsicce dalla Gran Bretagna all'Irlanda del Nord: da qui il riferimento dei media alla minaccia di una "guerra delle salsicce".