Al Sisi ordina lo scarico dei container per alleggerire il cargo e accelerare i tempo, ma molti decidono di cambiare rotta
Suez non si sblocca. Ora si spera nell'alta marea notturna per cercare di smuovere il portacontainer gigante che da sei giorni ostruisce il Canale e con esso parte del commercio mondiale. E per aiutare i rimorchiatori in azione, tra cui uno italiano, si sta preparando il titanico scarico di parte dei suoi quasi 20 mila container. Ma diversi armatori temono l'ingorgo di centinaia di navi che si è formato e hanno già dato ordine di cambiare rotta e fare il periplo dell'Africa. Un tentativo di smuovere il mega-cargo lungo come quattro campi da calcio era previsto per le 16 di domenica ma è stato rinviato nella notte sperando appunto in un innalzamento della marea. A sostegno de 12 rimorchiatori impiegati finora, fra cui un paio definiti "giganti", ne sono arrivati nelle ultime ore altri due: uno olandese e l'italiano 'Carlo Magno'. Nei lavori di dragaggio, si sono raccolti finora 27 mila metri cubi di sabbia a una profondità che ha raggiunto i 18 metri.
Per alleggerire la nave e agevolare l'intervento de rimorchiatori, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi in persona ha ordinato preparativi per scaricare i container: una fonte ufficiale delle operazioni venerdì aveva parlato della necessità di rimuoverne almeno 600, ma aveva avvertito che potrebbero volerci "giorni". Fonti citate dal giornale specializzato Lloyd's List hanno riferito comunque che l'ottimismo sta crescendo e si spera di muovere il portacontainer panamense "nelle prossime 24-48 ore". Intanto però è salito a 369, tra cui una trentina di petroliere, il numero delle navi in attesa dentro e attorno al Canale di Suez: si tratta soprattutto di 'bulk container' e porta-container come la Ever Given incagliata. In vista di tempi di smaltimento dell'ingorgo che vengono stimati già attualmente in 3-6 giorni, c'è stato quindi un aumento delle navi che stanno optando per il periplo dell'Africa, con i conseguenti ritardi di due settimane nelle consegne, segnala Lloyd's List. Il gigante dei trasporti danese Mersk ha annunciato il coinvolgimento di 32 proprie navi e il dirottamento verso il capo di Buona Speranza di 15. La compagnia francese Cma-Cgm ha annunciato il cambio di rotta di due cargo diretti in Asia.
Il colosso tedesco delle assicurazioni Allianz ha avvertito che il blocco del Canale potrebbe essere "la pagliuzza che spezza la schiena del commercio globale". Fra i segni dell'impatto della chiusura si segnala anche un razionamento dello già scarso carburante in Siria. Una stima indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato a Suez, attraverso cui transita circa il 30% dei container in giro per il mondo e circa il 12% del commercio mondiale. Per l'Italia si tratta del 40,1% dell'import-export marittimo. In sosta c'è una miriade di tipi di merci: dai mobili Ikea al bestiame. L'ong 'Animals International' teme una potenziale "tragedia" per circa 130 mila animali, di cui comunque le autorità egiziane hanno mostrato di interessarsi inviando veterinari a bordo di cargo con pecore europee destinate a Giordania e Arabia Saudita. Oltre agli Usa, anche la Russia ha offerto aiuto per risolvere un blocco che in Egitto ha scatenato anche la fantasia dei superstiziosi: visto l'accavallarsi in una settimana di un portacointainer incagliato a Suez, di uno scontro fra treni con 19 vittime a Sohag e del crollo di un edificio al Cairo con 25 morti, sui social impazza la tesi della 'maledizione dei faraoni', spiegata col disturbo arrecato agli antichi re egizi dall'imminente traslazione di 22 mummie dal Museo di piazza Tahrir. A smentire la macabra teoria è dovuto intervenire l'archeologo superstar Zahi Hawass.