Estero

L'Ue sanziona la Cina per la repressione degli uiguri

Prima volta che vengono prese misure drastiche dall'embargo sulle armi del 1989 dopo la strage di Tienanmen

Le proteste di una donna uigura (Keystone)
17 marzo 2021
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L'Unione europea invia un segnale forte alla Cina: sulla difesa dei diritti umani non è disposta a transigere. I 27 si sono accordati per imporre sanzioni ai funzionari implicati negli abusi sulla minoranza uigura dello Xinjiang. Bruxelles non colpiva Pechino dall'embargo sulle armi imposto nell'89, dopo la strage dei manifestanti che chiedevano riforme a piazza Tienanmen. Le sanzioni, che prevedono il divieto del visto ed il congelamento dei beni di una decina di dirigenti cinesi, sono state concordate dagli ambasciatori europei e dovranno essere confermate dai ministri degli Esteri in una riunione in programma lunedì. Come parte di un pacchetto di misure estese a personalità ed enti di Russia, Corea del Nord, Libia, Eritrea e Sud Sudan.

Lo schema è quello del nuovo regolamento adottato dall'Ue che le consentirà di prendere di mira individui e organismi in tutto il mondo associati a gravi violazioni dei diritti umani. Un meccanismo già attivato nei giorni scorsi colpendo 4 funzionari russi per il caso Navalny. Riguardo alla Cina, diverse organizzazioni ritengono che almeno un milione di uiguri e altre minoranze, soprattutto musulmane, siano detenuti nella regione nord-occidentale dello Xinjiang. Sottoposti al lavoro forzato, con le donne costrette alla sterilizzazione. Accuse alimentate da un recente rapporto dell'università cinese di Nankai, pubblicato accidentalmente e poi rimosso, in cui si afferma che Pechino punta a ridurre la densità della popolazione uigura nella regione attraverso massicci trasferimenti di manodopera. In quello che è stato definito da più parti come "un genocidio culturale".

La difesa di Pechino

La Cina ha sempre definito assurde le accuse di persecuzione contro gli uiguri, parlando al contrario di politiche di formazione, istruzione e lavoro su base volontaria, nell'ambito della campagna per la riduzione della povertà, la lotta al fondamentalismo religioso e al terrorismo (la regione negli ultimi anni è stata teatro di diversi attacchi di matrice jihadista). E la semplice prospettiva di una stretta da parte dell'Ue ha provocato irritazione. "Sanzioni basate sulle bugie potrebbero essere interpretate come un deliberato indebolimento degli interessi di sicurezza e sviluppo della Cina", ha sottolineato l'ambasciatore a Bruxelles Zhang Ming prima del pronunciamento dei diplomatici europei, invitandoli a "pensarci due volte".

Le sanzioni per gli uiguri confermano che le relazioni con la Cina sono molto complicate. Da una parte l'Ue non vuole arretrare nella difesa dei diritti umani e delle libertà individuali, ma dall'altra non rinuncia a fare affari con Pechino. Come dimostra l'importante patto per gli investimenti siglato alla fine dello scorso anno, dopo sette anni di negoziati. In questo fragile equilibrio bisogna aggiungere le pressioni degli Stati Uniti verso i partner transatlantici per contenere la crescente influenza del Dragone. Proprio sulla minoranza musulmana si è consumato l'ennesimo scontro tra americani e cinesi, dopo le tensioni sui dazi e sulla repressione a Hong Kong. Donald Trump, poco prima di lasciare la Casa Bianca, ha bloccato l'importazione del cotone dallo Xinjiang (uno dei principali fornitori al mondo). Ed anche l'amministrazione Biden solleverà la questione nel primo incontro ad alto livello con Pechino, domani in Alaska.

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