Italia

Caso Regeni, gli 007 egiziani: ' Si, lo abbiamo spiato'

Le carte dell'inchiesta sull'omicidio del ricercatore italiano portano all'incriminazione di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani

(Keystone)
11 dicembre 2020
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Prove cancellate, reticenze e timide ammissioni, tentativi di depistaggio. Dalle carte dell'indagine sull'omicidio di Giulio Regeni emergono le tante, tantissime, difficoltà con cui gli inquirenti italiani hanno dovuto fare i conti per cercare di arrivare ad una "verità" su quanto accaduto al Cairo quasi cinque anni fa.

Il sostituto procuratore Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo, ieri ha firmato l'atto di chiusura delle indagini a carico di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati a vario titolo del sequestro, delle sevizie e dell'omicidio del ricercatore italiano.

Sulla conclusione delle indagini è intervenuto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. "Il quadro probatorio consentirà di poter celebrare un processo italiano, con le nostre regole e garanzie, per assicurare la verità su una morte che si è rilevata efferata, cruenta e crudele. Vogliamo la verità e come governo continueremo ad operare tutti i passi necessari e valuteremo ogni iniziativa", ha detto.

Per la quinta persona indagata, sempre uno 007, la Procura ha chiesto l'archiviazione. E proprio dall'atto con cui si chiede di fare cadere le accuse per Mahmoud Najem, emergono alcuni particolari inediti delle indagini. "Sul piano indiziario - scrivono i magistrati - devono essere valutate le condotte di alcuni ufficiali della National Security: all'inizio viene negata dagli stessi ogni azione nei confronti di Regeni, poi si ammette di averlo attenzionato ma solo per tre giorni, infine si ammette di averlo controllato per un periodo più lungo".

I pm di piazzale Clodio, inoltre, sono convinti che alcuni elementi di prova di quanto avvenuto il 25 gennaio del 2016, quando Regeni venne prelevato dagli agenti "in borghese", forse sono stati scientemente cancellati. Per l'accusa è, infatti, "verosimile" che siano stati eliminati i video della metropolitana del Cairo.

"Ufficiali appartenenti al team investigativo - è detto nella richiesta di archiviazione - riferiranno di avere visionato i video della metropolitana del Cairo, circostanza che dapprima sarà smentita e che, poi, porterà verosimilmente alla cancellazione dei video di interesse".

Nel provvedimento si afferma inoltre che "il 24 marzo sera i vertici della National Security indicheranno ufficialmente i cinque componenti della banda, deceduti, come i responsabili dei fatti in danno di Regeni. Successivamente ufficiali della National Security saranno arrestati dalla Procura egiziana per omicidio premeditato plurimo e falso".

Per quanto riguarda il movente "deve escludersi certamente che sia da ricondurre a ragioni sessuali, ad una rapina, ad una lite per strada o ad attività di raccolta di informazioni per conto di servizi di informazione".

Il movente "trae origine - scrivono i magistrati - in occasione delle attività di osservazione partecipata delle attività del sindacato indipendente dei rivenditori di strada il cui capo, il sindacalista Abdallah, equivocando le ragioni per cui Regeni gli parla di un bando della fondazione inglese Antipode, lo denuncia come 'spia' alla National Security".

E mentre i media egiziani hanno sostanzialmente ignorato la notizia della chiusura indagini, sulla vicenda è tornato oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha confermato l'interruzione dei rapporti diplomatici fra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano, decisa da Montecitorio nel novembre 2018.

"Siamo stati senza dubbio sconcertati - ha detto Fico nel corso di una intervista ad Al Jazeera Arabic - da quello che hanno scritto i magistrati della Procura italiana: sono delle accuse gravissime alla National Security egiziana". Dal canto suo il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, afferma che "gli assassini che hanno torturato e ucciso Regeni vanno assicurati alla giustizia. L'Italia non deve fare passi indietro". "Resistere", ha infine scritto la mamma di Giulio, Paola Deffendi, sui social.

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