Corea del Nord

'La pagherà', la sorella di Kim attacca ministra di Seul

Kim Yo-Jong, sorella del leader nordcorean Kim Jong-Un, ha attaccato la ministra degli Esteri sudcoreana per le sue osservazioni sulle misure anti Covid-19

Misurazione della temperatura a bambini di scuola primaria a Pyongyang (Keystone)
9 dicembre 2020
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Kim Yo-Jong, la sorella del leader nordcoreano Kim Jong-Un, ha sferrato un durissimo attacco alla ministra degli Esteri sudcoreana Kang Kyung-Wha colpevole, ai suoi occhi, di alcune osservazioni "improprie" sulle misure anti Covid-19 adottate dal Nord, annunciando che "pagherà a caro prezzo" il suo comportamento e minacciando un peggioramento delle relazioni intercoreane, attualmente già 'congelate'.

A scatenare la reazione le parole di Kang che, la scorsa settimana, aveva affermato in un forum nel Bahrain che Pyongyang non aveva risposto alle richieste di Seul sul fronte della cooperazione transfrontaliera antivirus, definendo poco credibile che il Nord possa essere 'Covid free'.

Quanto basta per provocare la risposta della 'donna forte' di Pyongyang, delegata dal supremo comandante ad avere un ruolo sempre più ampio anche nelle vicende internazionali.

"Si può vedere dalle osservazioni sconsiderate, fatte dalla Kang senza alcuna considerazione delle conseguenze, che è troppo ansiosa di raffreddare ulteriormente i rapporti già gelidi tra le due Coree", ha tuonato Kim Yo-jong, tornando a prendere posizione in prima persona con una dichiarazione rilanciata dall'agenzia Kcna. "Non dimenticheremo mai le sue parole e potrebbe dover pagare un caro prezzo", ha aggiunto.

La Corea del Nord ha affermato più volte di essere priva di casi di Covid-19, grazie a misure draconiane varate da inizio anno, a partire dalla chiusura delle frontiere e dalla quarantena estesa fino a un mese. Pyongyang ha poi rifiutato aiuti esterni, tranne quelli in arrivo dalla Cina, come ha confermato Pechino, tra cui i kit dei test e altro materiale protettivo. E da ultimo si sono moltiplicate le voci che Kim Jong-un abbia accettato di farsi somministrare uno dei vaccini anti Covid messo a punto dalle aziende cinesi, malgrado sia ancora in fase sperimentale.

Le dichiarazioni della giovane Kim potrebbero riflettere la scelta del Nord di portare avanti gli sforzi antivirus in via autonoma. La scorsa settimana, i media statali hanno affermato che la stessa capitale Pyongyang è stata posta al livello di allerta più alto contro il coronavirus, sospendendo le attività delle strutture pubbliche, come i ristoranti, e limitando la circolazione delle persone nella capitale.

La mossa di Kim Yo-jong è maturata, fatto non secondario, quando a Seul è in visita il vice segretario di Stato americano Stephen Biegun, inviato speciale sulle vicende del Nord, arrivato per tenere colloqui bilaterali sull'alleanza e sui negoziati di denuclearizzazione della penisola coreana ormai in stallo tra Washington e Pyongyang, dopo il nulla di fatto dei due vertici tra il presidente Donald Trump e il leader Kim Jong-un, e un incontro tenuto tra i due al villaggio di confine sul 38/mo parallelo di Panmunjom.

La stampa sudcoreana ha riferito nei giorni scorsi che da Pyongyang sarebbe partito l'ordine alle rappresentanze diplomatiche sparse nel mondo a evitare qualsiasi provocazione contro gli Usa, in attesa dell'insediamento del presidente eletto Joe Biden.

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