Gran Bretagna

Ferri corti Regno Unito-Ue, per ora i negoziati continuano

Si continua a discutere in cerca di un'intesa sul post Brexit, ma la legge britannica che rivede unilateralmente l'accordo con l'Ue, rischia di far saltare tutto

Divorzio tutt'altro che felice (Keystone)
11 settembre 2020
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Tensione alle stelle, ma niente interruzione dei negoziati sulle relazioni post Brexit fra Ue e Regno Unito dopo la rottura suggellata ieri sul progetto di legge nazionale (Internal Market Bill) presentato dal governo Tory di Boris Johnson in Parlamento.

Tale progetto potrebbe consentire, in caso di no deal sui commerci, una modifica unilaterale delle intese sul divorzio già raggiunte con Bruxelles nell'Accordo di recesso. Una legge che i 27 hanno intimato a Londra di ritirare entro il 30 settembre, pena la minaccia di azioni legali, con un ultimatum respinto da Downing Street in toni non meno categorici.

Negoziati a rischio se non si trova una soluzione entro fine mese

Il braccio di ferro appare in effetti destinato a far saltare anche i negoziati sulle relazioni future - attualmente in stallo su alcuni dossier cruciali - se per fine mese non si uscirà dallo scontro. Ma intanto la Bbc ha confermato che i colloqui del nono round, previsti la settimana prossima a Bruxelles fra i team guidati dai negoziatori Michel Barnier e David Frost, restano regolarmente in calendario.

Parallelamente, a Westminster, entrerà nel vivo l'iter del contestato Internal Market Bill, rivendicato dal governo come un atto costituzionalmente legittimo sotto il profilo della legislazione nazionale, anche in presenza di una riconosciuta "violazione limitata del diritto internazionale", ma avversato dalle opposizioni e da vari ribelli Tory come una macchia sulla credibilità del Regno rispetto a un Trattato sottoscritto.

Fra i contestatori spiccano l'ex premier Theresa May, ma pure deputati brexiteer come Bernard Jenkin, che hanno annunciato emendamenti al testo dalla settimana prossima per cancellarne quelle parti che rimettono in discussione impegni presi con l'Ue sul controllo di merci al confine interno fra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito e sui limiti agli aiuti di stato nell'economia britannica. Emendamenti che dovranno avere peraltro il sostegno di una quarantina abbondante di deputati conservatori per sperare di poter rovesciare i circa 90 voti standard di maggioranza del governo ai Comuni.

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