Estero

Alta tensione, Pechino chiude il consolato Usa a Chengdu

Lo scontro tra Stati Uniti e Cina sfocia nella "guerra dei consolati": la decisione cinese dopo l'ordine di chiusura della sua rappresentanza di Houston

24 luglio 2020
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Lo scontro tra Stati Uniti e Cina sfocia ufficialmente nella "guerra dei consolati": all'ordine di chiusura della sua rappresentanza di Houston, in Texas, Pechino ha replicato mettendo nel mirino quella americana di Chengdu, il capoluogo dello Sichuan, che copre anche il travagliato Tibet.

Negli Stati Uniti, invece, le autorità locali sono riuscite a eseguire giovedì sera l'arresto di Tang Juan, la ricercatrice cinese accusata dall'Fbi di aver mentito sui suoi legami con l'Esercito di liberazione popolare e di essersi rifugiatasi nel consolato cinese di San Francisco per sfuggire al mandato di cattura. Era l'ultima di quattro ricercatori cinesi chiamati a rispondere di spionaggio per conto dei militari di Pechino e di frode sui visti di soggiorno negli Usa, ma ancora in fuga.

Uno scenario di inasprimento delle tensioni che non ha tardato a ripercuotersi anche sui mercati mondiali: dalle borse asiatiche (-3,85% Shangai) a quelle europee, fino ovviamente a Wall Street i listini hanno sofferto.

La scelta del consolato americano a Chengdu, ha spiegato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, è da legarsi al fatto che componenti del personale in servizio "si sono impegnati in attività incompatibili col loro status diplomatico, interferendo negli affari interni della Cina e danneggiando i suoi interessi sulla sicurezza". Wang non ha dato dettagli, ma, quasi a sperare in un cambio di passo di Washington, ha confermato che il consolato cinese a Houston è "ancora aperto", invitando gli Usa a "revocare immediatamente la decisione sbagliata" sulla chiusura.

Pechino ha scaricato tutte le responsabilità dell'escalation diplomatica su Washington. In un colloquio video col suo omologo tedesco Heiko Maas, il ministro degli Esteri Wang Yi ha parlato di "antagonismo ideologico" Usa. "Vogliono fermare lo sviluppo della Cina" che "spera di definire con gli Usa un rapporto senza conflitti, di rispetto reciproco e una cooperazione vantaggiosa per tutti", ha aggiunto Wang. La Cina salvaguarderà "sovranità, dignità nazionale" e i suoi interessi.

Se da un lato Pechino ha ribadito di non volere una "nuova Guerra Fredda", dall'altro Washington ha sferrato un pesante attacco col discorso del segretario di Stato Mike Pompeo di giovedì alla Richard Nixon Library, intitolata al presidente Usa che dal 1972 contribuì ad aprire le relazioni con la Repubblica popolare.

È "la missione del nostro tempo" quella di esercitare pressioni sul Partito comunista cinese perché cambi e "le nazioni che amano la libertà devono indurre la Cina a cambiare", aveva detto Pompeo. "Le azioni di Pechino minacciano il nostro popolo e la nostra libertà: se il mondo libero non cambia, la Cina comunista cambierà sicuramente noi", aveva aggiunto, prima di colpire direttamente il presidente Xi Jinping definito "un vero credente nella fallimentare ideologia totalitaria".

Xi, nei resoconti dell'agenzia Xinhua, è stato impegnato anche oggi in un tour di ispezioni nella provincia del Jilin, nel nordest del Paese, dispensando consigli tra la tutela del suolo per la produzione della soia e la promozione dei brand locali sui mercati interni e internazionali.

Malgrado gli aspri toni, il colpo al consolato Usa a Chengdu, il cui edificio è nelle inquadrature fisse in streaming dei media cinesi, è stata valutata dagli osservatori come il tentativo di Pechino di non esacerbare lo scontro. La sede consolare, aperta nel 1985, è considerata tra le meno importanti degli Stati Uniti in Cina: ha un personale di 200 unità di cui 150 locale e copre le province di Sichuan, Yunnan, Guizhou, Tibet e la municipalità speciale di Chongqing. Oltre all'ambasciata a Pechino, gli Usa hanno i consolati di Guangzhou, Shanghai, Shenyang e Wuhan, più quello strategico di Hong Kong.

La rappresentanza di Chengdu, che secondo l'editor-in-chief del Global Times Hu Xijin dovrà essere chiusa entro la mattina di lunedì, è salita agli onori delle cronache più volte tra trame politiche e diplomatiche. Nel 2012, Wang Lijun, ex capo della polizia e vice sindaco di Chongqing, vi si rifugiò il 6 febbraio nel tentativo di disertare quando il capo del Partito comunista localer era il potentissimo Bo Xilai, leader dei neo maoisti e tra gli esponenti di punta dell'aristocrazia 'rossa'. Nel 2013, la Cina chiese spiegazioni agli Usa sul suo piano di spionaggio emerso con lo scandalo dell'analista disertore Edward Snowden che vedeva in Chengdu uno delle sedi dell'intelligence americana nel mondo.

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