Estero

Boeing ucraino abbattuto per un radar non calibrato

L'Iran ammette l'errore umano, morirono tutti i 176 passeggeri a bordo

foto keystone
12 luglio 2020
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La mancata calibrazione di un radar a causa di un "errore umano". Questo "l'elemento chiave", vale a dire il primo di una tragica serie di sbagli e malintesi che l'8 gennaio scorso portarono all'abbattimento da parte dell'Iran di un aereo passeggeri ucraino con l'uccisione di tutte le 176 persone a bordo. Tale, almeno, è la conclusione cui è arrivata un'indagine dell'Aviazione civile di Teheran, in attesa che nelle prossime settimane possa finalmente cominciare in Francia l'analisi delle scatole nere, il cui trasferimento all'estero era stato fin qui negato dalle autorità della Repubblica islamica.

Facendo ricorso alla politica della trasparenza, l'Iran sembra dunque cercare di mettere fine ad un caso che aveva portato a livelli di guardia la crisi di fiducia tra la popolazione e i vertici della Repubblica islamica, già scossa dalle manifestazioni per il carovita del novembre precedente, represse al prezzo di centinaia di morti.

Per tre giorni Teheran aveva negato ogni responsabilità nella tragedia del volo PS-752 della Ukrainian International Airlines, decollato dalla capitale con destinazione Kiev. A bordo ben 147 iraniani, compresi una sessantina con doppia cittadinanza canadese, in gran parte studenti, docenti universitari, professionisti che tornavano in Canada dopo le vacanze natalizie in Iran. Uno spaccato significativo del successo della diaspora iraniana, e proprio le loro storie avevano contribuito ad alimentare la rabbia della popolazione, scesa in piazza per manifestazioni di protesta a Teheran e in altre città.

L'abbattimento avvenne al culmine di una pericolosa escalation tra l'Iran e gli Stati Uniti, che il 3 gennaio avevano ucciso con un raid di droni a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani, capo delle operazioni all'estero delle Guardie della rivoluzione. La reazione emotiva all'attacco americano aveva spinto milioni di iraniani a partecipare alle esequie per Soleimani, figura capace di risvegliare il sentimento nazionalista anche tra gli iraniani più tiepidi o addirittura ostili verso il regime. Ma l'abbattimento del Boeing ucraino cambiò repentinamente l'atmosfera.

Quel terribile 8 gennaio 

La tragedia avvenne nelle prime ore dell'8 gennaio, poche ore dopo che l'Iran era passato all'azione per vendicare Soleimani con il lancio di una salva di missili su una base in Iraq dove erano presenti truppe statunitensi. Le difese aree della Repubblica islamica erano dunque in stato di massima allerta per fronteggiare eventuali nuovi attacchi nemici. Ma ad essere abbattuto fu appunto il Boeing 737 ucraino, scambiato, secondo le autorità di Teheran, per un velivolo ostile in avvicinamento e centrato da due missili.

L'Aviazione civile iraniana, avvertendo che il suo è "un rapporto sui fatti" e non ancora una conclusione dell'indagine, afferma che, a causa della mancata regolazione del radar, "il sistema non ha potuto percepire con precisione la traiettoria dell'aereo ucraino". Ma a questo sono seguiti altri errori, come quello dell'operatore radar che avrebbe potuto comunque identificare l'obiettivo come un aereo di linea, oltre a difetti di comunicazione con il centro di coordinamento delle unità di difesa. 

Arrestate sei persone 

L'Iran ha detto di avere finora arrestato sei persone nell'ambito delle indagini, ma senza fornire dettagli sulle loro identità e le funzioni svolte. L'inchiesta dovrebbe ora proseguire a livello internazionale con l'analisi delle scatole nere, che la Bea, l'agenzia francese che indaga sui disastri aerei, dovrebbe cominciare il 20 luglio in base ad un accordo con l'Iran. Mentre il Canada ha detto di avere ottenuto da Teheran un accordo di principio per avviare trattative per i risarcimenti alle famiglie delle vittime straniere, provenienti, oltre che dal Paese nordamericano, da Ucraina, Gran Bretagna, Svezia e Afghanistan.