Estero

Tripoli, nonostante la richiesta di tregua Haftar continua a colpire

Vano il concordato della conferenza di Berlino: la richiesta di tregua per far fronte all'emergenza coronavirus non viene rispettata.

Gli attacchi non risparmiano i civili (foto Keystone)
22 marzo 2020
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Nonostante gli accordi di Berlino e ora anche l'incubo del coronavirus, le milizie del generale Khalifa Haftar continuano a colpire Tripoli dove è insediato il premier Fayez al-Sarraj.

Ora non più solo nelle anonime periferie meridionali ma, causando feriti, anche nel centro storico ricco di vestigia romane e dell'impero ottomano.

Sviluppo inedito e sanguinoso della battaglia

Questo inedito sviluppo della sanguinosa battaglia a bassa intensità condotta da aprile per la conquista della capitale libica è coinciso con un appello dell'Italia all'uomo forte della Cirenaica: si fermi almeno di fronte alla minaccia del virus e raccolga la disponibilità di Sarraj a una tregua che consenta di fronteggiare la sicura diffusione del Covid-19.

Un'esortazione che è stata formalmente recepita dalle forze di Haftar, anche se con un consueto avvertimento su una possibile mancanza di reciprocità da parte di Tripoli, con cui vengono generalmente giustificate le violazioni della tregua perpetrate in queste settimane.

Solo poche ore prima le milizie del generale avevano lanciato almeno tre razzi che hanno ferito una donna e una bambina danneggiando sette case nella città vecchia di Tripoli, quella nota per le mura del 'Castello rosso' sul mare. Nel bombardamento d'artiglieria sono stati colpiti anche altri due popolosi quartieri come il più periferico Ain Zara in una nuova violazione del cessate il fuoco concordato vanamente nella conferenza di Berlino. Solo due giorni prima, in un episodio analogo, erano state uccise a Tripoli quattro ragazze tra i 14 e i 20 anni e cinque altre, tra cui una bambina di 11, erano rimaste ferite.

L'ambasciata d'Italia a Tripoli, nell'accogliere con favore la disponibilità annunciata dal governo di al-Sarraj a una tregua umanitaria per affrontare l'emergenza coronavirus, aveva rinnovato la propria richiesta alle forze di Haftar: "Accogliere in maniera costruttiva l'appello per una cessazione delle ostilità". "Auspichiamo che una tregua umanitaria possa anche favorire il raggiungimento di un accordo tra le parti sulla bozza di accordo per un cessate il fuoco definitivo nel quadro dei lavori della Commissione Militare Congiunta 5+5", si afferma in un comunicato della rappresentanza diplomatica che condanna "con fermezza i continuati, inaccettabili bombardamenti che negli ultimi giorni hanno colpito quartieri residenziali di Tripoli causando numerose vittime civili e da ultimo il centro storico della capitale".

Aprendo lo spiraglio di pace, il portavoce del comando generale Ahmed Al Mismari ha dichiarato che "l'Esercito nazionale libico si impegna a cessare i combattimenti" se "le altre parti si impegneranno a fare altrettanto" senza continuare ad impiegare "milizie terroristiche e mercenari".

Del resto, la pressione su Haftar affinché si fermi è forte e molteplice: anche "gli Stati Uniti si uniscono alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) nell'accogliere con favore la decisione" di al-Sarraj di approvare "un'immediata cessazione umanitaria delle ostilità per consentire alle autorità locali di unirsi in risposta alla sfida senza precedenti della salute pubblica posta dal Covid-19", si afferma in una nota del Dipartimento di Stato americano.

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