Estero

Storie di abusi: i figli dei caschi blu ad Haiti

Uno studio di 'Conversation' racconta la storia di centinaia di bimbi nati da ragazzine rimaste incinte dopo rapporti per pochi soldi o qualcosa da mangiare

Port-au-Prince, dove c'è il quartier generale della missione Minustah
19 dicembre 2019
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Una nuova onta sulla controversa missione dell'Onu ad Haiti: centinaia i bambini nati da abusi su ragazzine di 12 o 13 anni dei caschi blu nella missione Minustah; bambini poi abbandonati e in miseria. L'accusa è contenuta nel nuovo e corposo studio pubblicato su 'Conversation', rivista accademica internazionale.

Tra gli intervistati alcuni hanno citato casi di stupro, ma più spesso il rapporto sessuale avveniva in cambio di un piccolo pagamento o di un pasto.

La testimonianza di una giovane donna, allora 14enne

Aveva 14 anni quando ha incontrato il soldato brasiliano che lavorava sull'isola caraibica come peacekeeper delle Nazioni Unite. Quando l'allora 14enne gli disse che era incinta del suo bambino, lui le rispose che l'avrebbe aiutata, invece è tornato al suo Paese facendo perdere le tracce.

Dopo aver appreso che era incinta, il padre della ragazzina la costrinse a lasciare la famiglia e andò a vivere con sua sorella. Suo figlio ora ha quattro anni e lei non ha ancora ricevuto alcun sostegno dall'esercito brasiliano, da una ong, dalle Nazioni Unite o dallo Stato haitiano.

La ragazza oggi dovrebbe avere 18 anni e dà a suo figlio ciò che può, anche se non può permettersi di mandarlo a scuola. Lavora per un salario orario di 25 gourde (circa 25 centesimi svizzeri) in modo che lei e suo figlio possano almeno mangiare.

Una storia come tante altre

Purtroppo, la sua esperienza è tutt'altro che unica. Nell'estate del 2017, il gruppo di ricerca di 'Conversation' ha intervistato circa 2'500 haitiani sulle esperienze di donne e ragazze che vivono in comunità in cui sono stabilite operazioni di pace. Delle persone intervistate, 265 raccontano la stessa storia: una gravidanza causata da un casco blu.

Dallo studio emerge che il 10% degli intervistati abbia raccontato di questi bambini nati da abusi, segnale di quanto possa essere comune il fenomeno.

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