Estero

Bolivia, Jeanine Anez 'autoproclamata' presidente ad interim

La senatrice dell'opposizione è stata eletta senza raggiungere il quorum necessario in Parlamento. Morales: 'Il golpe più subdolo e nefasto della storia'

Al centro Jeanine Anez (Keystone)
13 novembre 2019
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La senatrice dell'opposizione Jeanine Anez del partito Unidad democratica (Ud) – finora seconda vicepresidente del Senato – è stata nominata presidente ad interim della Bolivia dai parlamentari della sua formazione politica e di alcuni altri gruppi. Lo riferisce il quotidiano 'El Deber', sottolineando che questo è avvenuto nonostante le sedute di Camera e Senato non abbiano raggiunto il quorum per l'assenza dei parlamentari del governativo Movimento al socialismo (Mas) che controllava i due terzi delle due Camere.

I presenti hanno preso atto di un vuoto di potere dovuto alle dimissioni del presidente Evo Morales, del suo vice Alvaro Garcia Linera, del presidente e primo vicepresidente del Senato e del presidente della Camera.

Il presidente dimissionario della Bolivia, Evo Morales ha definito la nomina di Anez "una autoproclamazione" che costituisce "il golpe più subdolo e nefasto della storia". Dall'esilio in Messico, Morales ha rilevato che si tratta di "una senatrice di destra golpista" che "si autoproclama presidente del Senato e presidente ad interim della Repubblica senza quorum legislativo, circondata da un gruppo di complici e protetta da Forze armate e polizia che reprimono il popolo".

Da parte sua, nel suo primo discorso dopo la nomina, Anez ha detto fra l'altro: "Mi impegno ad assumere tutte le iniziative necessarie per pacificare il Paese". Il popolo boliviano, ha proseguito, "è testimone del fatto che abbiamo fatto tutti gli sforzi necessari per canalizzare la presenza dei parlamentari delle tre forze politiche rappresentate, ma che, tuttavia, i parlamentari del Mas hanno fatto sapere che non sarebbero venuti".

Infine Anez ha sottolineato: "Tutti sappiamo che il presidente ed il vicepresidente hanno presentato la loro rinuncia abbandonando il Paese, ricevendo asilo in Messico, cosa che costituisce un abbandono delle loro funzioni".

Resta il fatto che la Costituzione boliviana, sostengono giuristi locali, prevede che affinché la rinuncia delle massime cariche dello Stato diventi effettiva le lettere di dimissioni debbano essere approvate dai due rami del parlamento.

 

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