Estero

Strada in discesa per Brett Kavanaugh

Il sì incassato dalla commissione giustizia del Senato è il primo passo verso la Corte suprema per il giudice accusato di aggressione sessuale

28 settembre 2018
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Strada in discesa per Brett Kavanaugh. Designato da Donald Trump per la Corte Suprema, il giudice ha incassato il primo sì in commissione Giustizia al Senato, ma sulla conferma pende la proposta di rinviare di una settimana il voto definitivo in Senato, per consentire all'Fbi di effettuare ulteriori verifiche sul giudice accusato di aggressione sessuale. La nomina dovrà ora essere confermata dal Senato. 

Un compromesso tutto politico che giunge a conclusione di una mattinata drammatica a Capitiol Hill, in particolare dopo un colpo di scena di cui si è reso protagonista il senatore repubblicano Jeff Flake, noto per essere un fiero critico del presidente Donald Trump, ma che aveva cominciato la giornata con quello che sembrava un inusuale 'allineamento', annunciando che avrebbe votato sì per far procedere la nomina di Kavanaugh in commissione e quindi verso il voto definitivo. Poi il 'ripensamento', spinto dalle proteste dentro e fuori l'aula e la proposta che adesso i repubblicani confermano di voler "esplorare". 

Il si' è una decisione sofferta, aveva ammesso lo stesso Flake, dopo le drammatiche testimonianze ieri di Christine Blasey Ford, che accusa Kavanaugh di aggressione sessuale durante una festa negli anni '80 e dello stesso giudice che si è difeso fra rabbia e lacrime: "Mi hanno lasciato più dubbi che certezze ma quello che so è che il nostro sistema di giustizia prevede la presunzione di innocenza dell'accusato, in assenza di prove che corroborino le accuse".

Poi però l'opposizione e la protesta, con diversi democratici che, annunciando il proprio risoluto no, avevano lasciato l'aula durante il dibattito, tra cui i senatori Richard Blumenthal e Kamala Harris che hanno dato voce all'opposizione parlando nei corridoi.

Teatro intanto di una tenace contestazione che ha seguito fino in ascensore il senatore Flake, rimproverato e additato per la sua scelta. Eccola allora la 'presa di coscienza', il tentativo di mediazione in una giornata di 'dramma politico' assaggio dell'autunno rovente che si prospetta in vista delle elezioni di midterm il prossimo 6 novembre: mentre giungono anche notizie che il Grand Old Party fatica ancora ad assicurarsi tutti i voti necessari per la conferma (restano in bilico i voti delle senatrici Susan Collins e Lisa Murkowski) in Senato il voto è ritardato e l'azione si sposta dietro le quinte per una mediazione che sfocia nella proposta di Flake, frutto di un convulso negoziato del senatore Gop dell'Arizona con alcuni senatori democratici.

Solo a questo punto la commissione Giustizia si è espressa, facendo passare il primo sì, riservandosi di considerare la proposta di Flake, giudicata da più parti un compromesso ragionevole per superare le riserve anche di alcuni senatori Gop. 

Il presidente Trump reagisce prendendo le distanze istituzionali: “spetta al Senato gestire il voto per la conferma di Kavanaugh”, dice ai cronisti e aggiunge: “i senatori incerti devono fare ciò che pensano sia giusto”. Ma ancora una volta nessun dubbio sul suo 'nome': “mai pensato a eventuali sostituti se il Senato non dovesse confermarlo”. 
 
 

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