Estero

Morti e senza casa: una catastrofe libica

La Croce Rossa lancia l'allarme sul clima di guerra e anarchia nel Paese nordafricano, luogo di transito e torture per migliaia di migranti

21 settembre 2018
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Dal 26 agosto, meno di un mese fa, sarebbero 96 le persone rimaste uccise e 444 i feriti in seguito agli scontri a Tripoli, come indicato dal ministero della Salute della Libia. Ma è tutta la Libia a vivere una situazione catastrofica, come conferma la Croce Rossa internazionale.

Un "disperato" quadro della situazione in Libia, con centinaia di migliaia di sfollati e distruzioni, viene fornito dalla Croce Rossa che sottolinea di essere una delle poche organizzazioni umanitarie attive nel Paese nordafricano assieme al proprio omologo islamico, la Mezzaluna Rossa.

500 mila persone lontane da casa

"Sette anni di guerra in Libia hanno spinto più di 500 mila persone a lasciare le proprie case", ricorda il Comitato via Twitter, aggiungendo che anche chi le ospita è in sofferenza e "non può offrire sufficiente sostegno più a lungo".

"Economia e infrastrutture collassate hanno reso la vita impossibile in Libia" e "spesso intere famiglia sono completamente dipendenti dall'aiuto umanitario", sostiene la Croce Rossa sottolineando "costanti combattimenti nel Paese" e una "grave prolungata crisi" con "centinaia di migliaia di libici sempre più vulnerabili".

"Strutture sanitarie sono state attaccate e sabotate" o "non sono mantenute in maniera appropriata. Gli ospedali patiscono per cronica mancanza di forniture mediche", segnalano i tweet dell'organizzazione con sede a Ginevra avvertendo che "una mancanza di assistenza sanitaria può essere mortale".

Anche strade, "case e scuole" spesso sono totalmente distrutte e per gli sfollati non c'è un posto in cui tornare. Pure "le forniture di acqua ed elettricità sono prese di mira, sabotate o trascurate". In più "c'è il rischio di residui bellici inesplosi che rappresentano un enorme pericolo", ricorda ancora la Croce Rossa.

Inoltre "i confini indeboliti al pari della sicurezza fanno sì che i trafficanti di esseri umani continuino ad usare" il Paese "come rotta-chiave verso l'Europa", avverte il Comitato sottolineando che per i migranti "si tratta di un viaggio pericoloso. Rischiano detenzioni arbitrarie, abusi sessuali, riduzione in schiavitù, perdita delle famiglie e anche la morte".

 

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