Estero

Giappone in ginocchio, sale a 124 il numero delle vittime

A 72 ore dall'inizio del periodo di criticità si riducono le possibilità di trovare in vita qualcuno degli oltre 80 dispersi

9 luglio 2018
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Immagini di un disastro sempre più simili a quelle osservate all’indomani della catastrofe di Fukushima. E l’intero Giappone si interroga come è possibile che un’area così vasta possa essere investita con tanta durezza dalla forza della natura.

Una calamità di tali proporzioni non si registrava dal 1982, dicono le statistiche, quando un diluvio abbattutosi nella prefettura di Nagasaki provocò quasi 300 morti. Da giovedì scorso e nell’arco di soli quattro giorni, sulla regione del Kansai e l’area settentrionale del Kyushu, si è riversata un quantità di acqua tre volte superiore al totale delle precipitazioni per l’intero mese di luglio. Quando stanno per scadere le 72 ore dall’inizio del periodo di criticità, in cui si riducono le possibilità di trovare qualcuno ancora in vita, il funesto bilancio ha raggiunto i 124 morti e oltre 80 dispersi.

Malgrado la fine ufficiale della stagione delle piogge, decretata ufficialmente lunedì, le autorità non escludono il protrarsi di frane e cedimenti su ampie fasce del territorio. Il fango e il terriccio rotolati giù dai versanti delle montagne hanno ostruito le principali vie di comunicazione, creando scompiglio alla logistica dell’intera area e rallentando i soccorsi. Le alluvioni, ingrossate dalle violenti piogge torrenziali dei scorsi giorni, hanno allagato 269’000 abitazioni in 12 diverse prefetture, costringendo migliaia di persone a cercare rifugio sui tetti delle proprie case. Gli ordini di evacuazione hanno interessato fino a 5,9 milioni di residenti, mentre sono 12’000 le persone che domenica hanno passato la notte nei centri di accoglienza.

Il premier Shinzo Abe ha annullato il viaggio che avrebbe dovuto condurlo a firmare l’accordo di libero scambio tra Giappone e Unione Europea a Bruxelles, questa settimana, per meglio coordinare le operazioni di soccorso. Il governo ha mobilitato un contingente di 73’000 uomini e donne tra Forze di autodifesa e personale specializzato, assicurando che tutte le risorse finanziarie saranno garantite alle municipalità coinvolte nelle devastazioni. Il ministero dell’Ambiente ha confermato il verificarsi di 238 frane in 28 prefetture, e allagamenti in oltre 200 luoghi lungo i fiumi, il cui corso rimane sotto osservazione dalle autorità. Prevedibili ma ancora non quantificabili i danni sull’economia e la catena di distribuzione.

I costruttori auto Mazda e Daihatsu hanno deciso lo stop della produzione negli stabilimenti delle prefetture di Kyoto, Hiroshima e Yamaguchi, per la difficoltà negli approvvigionamenti. La fabbrica di videocamere della Panasonic a Okayama non è ancora in grado di aprire perché allagata. Ancora una volta, per un Paese non troppo fortunato con la morfologia del suo territorio, e abituato a rimboccarsi le maniche per ricostruire quello che la natura ha deciso di disfare.

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