Estero

G7 un summit non scontato

La riunione in Canada rischia di portare a galla il peso dei contrasti fra gli Stati Uniti e il resto dei Paesi presenti, partendo dai dazi

Verso l'incontro dei Grandi sette (foto: Keystone)
7 giugno 2018
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G7 per modo di dire. Questa volta, la ridondante riunione annuale dei pretesi Grandi – a  Charlevoix, Canada – non sarà la solita kermesse di sorrisi e superflue dichiarazioni di circostanza. Anzi, la riunione rischia di portare in superficie la gravità dei contrasti tra Stati Uniti e il resto della compagnia, al punto che potrebbe chiudersi  con uno in meno dei titolari. Da G7, a G6 più uno. Quell’uno è naturalmente Donald Trump, che sull’accordo sul nucleare iraniano, sulle misure di contrasto al riscaldamento climatico, e sui dazi commerciali, ha scavato un solco profondissimo tra sé e i sui presunti alleati. 

Il dissenso sui dazi determina insicurezza sul summit

Si aggiunga il debutto in società del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Neofita, e passi, ma soprattutto latore di un’apparente svolta filorussa nella politica estera di Roma. Sulla quale un incontenibile (e confuso) Salvini ha voluto imporre il proprio sigillo, dicendosi non solo favorevole ai dazi introdotti da Trump, ma deciso a imporne a sua volta “contro la prepotenza tedesca”.
Il maggior dissenso tra Washington e gli altri sei si deve proprio a quei dazi che, direttamente o indirettamente, colpiscono tutti i Paesi presenti: Canada (gli Usa stanno anzi valutando ulteriori misure contro il Paese che ospita il summit), Giappone, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna. E secondo molti osservatori, minacciano gli stessi progressi compiuti dal G7 con la Cina e le sue pratiche commerciali. 


Fino a ieri, nulla lasciava pensare ad una soluzione concordata, visto il fallimento dell’incontro preparatorio dei ministri delle Finanze nel quale gli Usa non hanno concesso nulla sulle tariffe imposte a Europa e Canada su acciaio (del 25%) e alluminio (del 10%) dal primo giugno. La risposta dell’Ue partirà da luglio. E il G7 potrebbe rappresentare l’ultimo momento (in)utile per trovare un compromesso. Ma Trump si presenta a Charlevoix con la madre di tutte le minacce: l’estensione dei dazi alle auto importate da Europa e sudest asiatico...

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