Estero

Ue con Londra: Mosca dia subito risposte sul veleno

"incondizionata solidarietà" di Bruxelles sulla vicenda della spia doppiogiochista avvelenata con un agente nervino a Salisbury assieme alla figlia

19 marzo 2018
|

La Brexit può attendere. Londra si stringe all’Ue sul caso Skripal e trova, almeno nelle parole, "l’incondizionata solidarietà" di Bruxelles di fronte a Mosca. È il giorno della nemesi per il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, da due anni portabandiera del divorzio dai 27, che si reinventa nei panni di alfiere di un fronte europeo (e occidentale) compatto: chiedendo e ottenendo sostegno contro quelle che bolla come "le prese in giro" della Russia sulla vicenda della spia doppiogiochista avvelenata con un agente nervino a Salisbury assieme alla figlia. Una vicenda sulla quale l’Unione sposa alla fine la linea del Regno. Con qualche prudenza – per tener conto delle sensibilità di tutti – e senza evocare per ora nuove sanzioni né puntare il dito personalmente contro Vladimir Putin (rieletto a valanga e felicitato nelle stesse ore da Emmanuel Macron come da Frank Walter Steinmeier). Ma comunque con fermezza non ambigua. "L’Ue sollecita la Russia ad affrontare con urgenza le questioni sollevate dalla Gran Bretagna e dalla comunità internazionale e a fornire immediata, piena e completa informazione del suo programma sul Novichok (l’agente nervino di ’scuola’ sovietica adoperato a quanto pare a Salisbury) all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac)", si legge nel documento unanime di "forte condanna" dell’attacco dei ministri degli Esteri europei. "L’uso di armi chimiche da parte di chiunque è inaccettabile", rincarano i 28, dichiarandosi scioccati dall’incubo di "un agente nervino militare, di un tipo sviluppato dalla Russia", materializzatosi "per la prima volta sul suolo europeo in oltre 70 anni". L’Ue, inoltre, "prende con estrema serietà la valutazione del governo britannico sull’alta probabilità che la Russia sia responsabile" di questo "sconsiderato" attacco. E saluta con favore l’impegno di Londra a indagare "a stretto contatto con l’Opac". Parole che non si spingono fino a chiamare sul banco degli imputati Putin, come ha fatto Johnson. E neppure ad archiviare per esclusione qualsiasi alternativa alla "conclusione che lo Stato russo sia colpevole", come ribadito oggi da Theresa May in risposta al leader del Cremlino. E che tuttavia non prendono nemmeno in considerazione le smentite sdegnate fatte ieri dal presidente russo a vittoria elettorale acquisita (i sospetti contro di noi sono "sciocchezze e assurdità"), prima d’essere tradotte dal portavoce Dmitri Peskov in un aut aut di ritorno verso il Regno Unito: "dia le prove o ci dovrà chiedere scusa". Di chiedere scusa, del resto, il governo May non ha alcuna intenzione, dopo l’espulsione incrociata di diplomatici e l’annuncio di ulteriori misure in arrivo. Mentre per quanto riguarda le prove, ammesso che di prove si possa parlare, si attende un qualche verdetto degli specialisti internazionali dell’Opac, da oggi in missione a Porton Down – sede del laboratorio militare britannico in cui sarebbero state distillate le tracce del letale Novichok – e a Salisbury. Un lavoro che richiederà come minimo due settimane, mentre la stessa Scotland Yard pare rassegnata a dover scavare fra i misteri "per mesi". Per ora, accuse politiche a parte, non si riesce d’altronde neppure a chiarire come sia avvenuta la contaminazione. L’ultima versione è che la sostanza possa essere stata fatta filtrare attraverso il sistema di ventilazione della Bmw bordeaux di Serghei Skripal: suggestivo, se non fosse che ad accreditarla sono fonti mediatiche non diverse da quelle che tre giorni fa davano per quasi certo potesse essere stata invece nascosta a Mosca nella valigia della figlia Yulia.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔