Estero

Nel caos siriano, fra armi chimiche e proiettili sui civili

Tregue annunciate e subito infrante, corridoi umanitari impraticabili e uno scoop del New York Times sulla complicità della Corea del Nord con Assad

27 febbraio 2018
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Si fa sempre più intricata la situazione nel Nord Est della Siria, fra accuse incrociate di usare armi chimiche (le truppe di Assad) e di sparare sui civili in fuga (i miliziani), cessate il fuoco annunciati e subito disattesi. L'ultimo scoop sarebbe del New York Times, che ha pubblicato un rapporto secondo cui la Corea del Nord ha spedito forniture al governo siriano che potevano essere usate per la produzione di armi chimiche. Lo affermano alcuni esperti dell’Onu, tecnici nord coreani sarebbero anche stati avvistati mentre lavoravano in impianti di armi chimiche e missili in Siria.

La Russia, intanto, tramite il generale Viktor Pankov, ha denunciato che proiettili di mortaio sono stati sparati dai miliziani sul corridoio umanitario di al-Wafidi, impedendo ai civili di lasciare Ghuta est. «Il passaggio umanitario – afferma il generale russo – è stato aperto alle 9 del mattino di oggi, 27 febbraio, in modo che i civili potessero lasciare la zona. Ma i miliziani hanno iniziato un intenso fuoco e non un solo civile è andato via». In precedenza le autorità russe avevano riferito dell’apertura, con l’assistenza della Mezzaluna Rossa siriana, di un corridoio umanitario tra Ghuta est e Damasco alla fine del quale i civili avrebbero trovato la polizia militare russa e i soldati di Assad.

Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha da parte sua dichiarato alla Bbc che la Gran Bretagna dovrebbe «seriamente considerare» il via libera a raid aerei contro obiettivi delle forze governative di Damasco se le denunce di fonti vicine ai ribelli di presunti «nuovi attacchi chimici in Siria contro civili» fossero provate in modo «incontrovertibile». Così il ministro degli Esteri, Boris Johnson, in un’intervista rilasciata in queste ore a Bbc Radio4. È tuttavia «importante riconoscere – ammette Johnson – che non esiste una soluzione militare che l’occidente possa imporre» nel Paese. E la stessa gente del Ghuta orientale deve essere consapevole dell’impossibilità di Usa e alleati di «cambiare radicalmente in loro favore» la situazione bellica sul terreno.

Questo è il caos siriano.

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