Estero

Birmania, massacro Rohingya: San Suu Kyi nega tutto

19 settembre 2017
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Il leader birmano Aung San Suu Kyi ha finalmente rotto il silenzio in merito alla persecuzione della minoranza musulmana Rohingya, che da alcune settimane sta precipitosamente fuggendo dal paese per sottrarsi alle violenze perpetrate dall'esercito nazionale. In un discorso alla nazione, il premio Nobel per la pace ha detto che la maggior parte dei villaggi abitati dai Rohingya in Birmania non sono stati fatti oggetto di violenze, e ha invitato i diplomatici a visitarli. 

Contestatissima in queste settimane per la condotta governativa e per l'assordante silenzio col quale l'ha accompagnata, San Suu Kyi si è detta dispiaciuta e pronta ad organizzare un piano per il rientro dei profughi, e ha aggiunto di non temere lo "scrutinio internazionale". Nemmeno una parola circa la condotta dell'esercito.

Ma Arakan Project, un'organizzazione per i diritti umani che dal 1999 lavora per il miglioramento delle condizioni dei Rohingya, ha reso noto che la minoranza musulmana è stata quasi completamente cancellata dalla township di Maungdaw in Birmania. Arakan Project hainoltre documentato attacchi nelle tre township nel Rakhine, lo stato nel nord della Birmania dove sono concentrati i Rohingya.

Nel frattempo il governo indiano ha confermato la sua volontà di deportare ed espellere i Rohingya giunti sul suo territorio. New Delhi sostiene che la presenza dei musulmani birmani - quarantamila in totale, su una popolazione di oltre 1,3 miliardi di persone - rischia di fomentare disordini ed alterare il delicato equilibrio demografico del Subcontinente.

E oltre 10mila musulmani in Bangladesh hanno marciato verso l'ambasciata della Birmania a Dacca, per protestare contro la repressione della minoranza Rohingya nel Paese a maggioranza buddista. I dimostranti hanno intonato slogan e sventolato la bandiera del Bangladesh. "Stop alle uccisioni di Rohingya", recitava uno striscione.
Il corteo, organizzato dal gruppo islamista Hefazat-e-Islami, ha preso il via dalla principale moschea di Dacca, ma è stato bloccato dalla polizia molto prima che raggiungesse l'ambasciata birmana.

Più di 412 mila Rohingya sono fuggiti dalla Birmania verso il Bangladesh nell'ultimo mese. Molti denunciano che le loro case sono state bruciate dall'esercito birmano e da militanti buddisti. (Ansa/red)

 

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