Estero

Birmania, il bilancio delle violenze nel Rakhine è di almeno 71 morti

25 agosto 2017
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Un aggiornamento dell'Ansa delle 13 riporta il bilancio di almeno 71 morti delle violenze scoppiate la scorsa notte tra militanti Rohingya e forze di sicurezza birmane nello stato Rakhine, al confine con il Bangladesh. Lo ha annunciato il governo birmano.

I militanti Rohingya armati hanno attaccato una serie di postazioni (24) della polizia birmana nel distretto di Maung Taw, nell'estremo nord del Rakhine, poco dopo la mezzanotte. Lo aveva annunciato lo stesso comandante delle forze armate birmane sul suo profilo Facebook. "Un soldato e dieci poliziotti hanno sacrificato la loro vita per il Paese", ha scritto il capo di stato maggiore Ming Aung Hlaing, aggiungendo che 21 militanti sono stati uccisi negli scontri.

Non è chiaro se le violenze siano ancora in corso o se gli assalitori siano stati completamente respinti nei loro attacchi coordinati. L'operazione è stata rivendicata su Twitter dall'Esercito Arakan per la salvezza dei Rohingya, un gruppo militante - basato in una zona montagnosa al confine con il Bangladesh - emerso di recente e che vuole combattere quella che definisce "l'oppressione" dei Rohingya da parte delle autorità birmane.

Il distretto di Maung Taw è una zona dove convivono buddisti e musulmani dell'etnia Rohingya, pesantemente discriminata. Secondo un comunicato delle autorità, gli assalitori erano armati di fucili automatici e lunghe armi da taglio. Il comunicato accusa ''militanti bengalesi'' degli attacchi, senza menzionare la parola ''Rohingya'': una prassi delle autorità birmane per negare legittimità alla minoranza, privata della cittadinanza e di altri diritti fondamentali.

Si tratta della più grave escalation di violenza dallo scorso ottobre, quando un gruppo di militanti Rohingya aveva assaltato altre postazioni della polizia di frontiera, causando nove morti. Da allora, parte dello stato Rakhine è teatro di un'offensiva da parte dell'esercito birmano, che ha portato almeno 87mila Rohingya a fuggire in Bangladesh, con massicce violazioni dei diritti umani documentate dall'Onu. L'area è chiusa agli osservatori indipendenti.

(ANSA)

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