Estero

Fermato, ma non subito arrestato, con una bomba nel bagaglio a mano. Condannato un pachistano con passaporto italiano

(©Ti-Press / Carlo Reguzzi)
8 agosto 2017
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Poteva causare una strage un cittadino di origine pachistana con passaporto italiano, Nadeem Muhammad, giudicato colpevole oggi dalla Manchester Crown Court per aver cercato di imbarcare un ordigno esplosivo nascosto nel suo bagaglio a mano a bordo del volo Ryanair da Manchester a Bergamo. Secondo la Bbc, il 43enne era stato fermato il 30 gennaio scorso ai controlli dell'aeroporto di Manchester ma la polizia l'ha poi rilasciato limitandosi a sequestrare la bomba artigianale che aveva in valigia non ritenendola, in un primo momento, pericolosa. E invece dopo le analisi compiute è stato rivelato che poteva causare una grave depressurizzazione a bordo del Boeing 737 che trasportava decine di passeggeri. Se il movente resta "sconosciuto" e al momento non sono emerse connessioni di tipo terroristico, è evidente il nuovo flop dei servizi di sicurezza britannici che non avrebbero applicato le regole basilari arrestando una persona con un potenziale ordigno esplosivo. E invece è stato fatto partire per l'Italia dopo pochi giorni e il suo arresto è avvenuto solo il 12 febbraio, quando è tornato nel Regno Unito. Ma i casi di negligenza non finiscono qui. Dopo la scoperta dell'ordigno da parte del personale addetto ai controlli, la manager Deborah Jeffrey si è messa in tasca la bomba, ritenendola non pericolosa in base a una analisi superficiale, prima di consegnarla alla polizia. La Greater Manchester Police, dal canto suo, ha ammesso che il mancato arresto di Muhammad il 30 gennaio è stato un errore da non ripetere. Si conoscerà la sua pena detentiva il 23 agosto. Il colpevole aveva negato ogni responsabilità nella vicenda, affermando che qualcun altro aveva posizionato l'ordigno nella sua valigia. Quando oggi è stata letta la sua sentenza di condanna alla Manchester Crown Court è scoppiato in lacrime: un comportamento di solito molto diverso a quello dei terroristi che difficilmente mostrano le proprie emozioni. L'uomo era stato sottoposto anche a un fermo in Italia, con la polizia che aveva controllato la sua casa e il suo posto di lavoro il 9 febbraio e lo aveva trattenuto per qualche ora ma poi rilasciato. Sebbene non si possa parlare di terrorismo, come ha precisato Sue Hemming, inquirente del Crown Prosecution Service, “le conseguenze delle sue azioni avrebbero potuto essere disastrose”. 

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