Estero

Mondiali in Quatar, accordo sulle condizioni di lavoro nei cantieri grazie alla mediazione Svizzera

Uno scorcio di un cantiere a Doha
10 maggio 2017
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Fifa e sindacati – con la mediazione della Svizzera – hanno firmato un accordo sulle condizioni di lavoro degli operai impiegati in vista della Coppa del Mondo 2022 di calcio in Qatar. Diverse organizzazioni, tra cui l’Unione sindacale svizzera (Uss), denunciano da anni la situazione "indegna" su questi cantieri.

L’accordo, firmato il 2 maggio, fa seguito a una denuncia depositata nel 2015 dall’Internazionale dei lavoratori dell’edilizia e del legno (Internationale des travailleurs du bâtiment et du bois, Ibb) in Svizzera, Paese ospite della Federazione internazionale di calcio (Fifa). Esso prevede la creazione di un organo di controllo in Qatar e una procedura di esame delle denunce dei lavoratori.

L’intesa stipula inoltre che le parti sottopongano ciascuna entro sei mesi un rapporto sui progressi effettuati. Si ritroveranno poi nell’arco di nove mesi per fare il punto con il patrocinio di Berna. La Svizzera deciderà quindi come proseguire.

La Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha fatto da mediatrice tra la FIFA e l’Internazionale dei lavoratori dell’edilizia e del legno, ha indicato oggi il suo portavoce Fabian Maienfisch, confermando un’informazione di "Le Temps".

Oltre mille morti sui cantieri dei mondiali

I sindacati denunciano da anni la kafala, sistema vigente in Qatar che impedisce ai lavoratori stranieri di lasciare il Paese senza l’autorizzazione del proprio datore di lavoro. L’anno scorso la Confederazione sindacale internazionale (Csi) affermava che 1'200 operai avevano già perso la vita sui cantieri della Coppa del Mondo e temeva fino a 7'000 decessi. Il Paese del Golfo accoglie circa due milioni di lavoratori stranieri sui cantieri del Mondiale.

La Csi, che si è fortemente impegnata in loro difesa, ha accolto positivamente il risultato della mediazione elvetica. "Attendiamo con impazienza la messa in opera integrale di questo accordo", indica sul suo sito Sharan Burrow, segretaria generale della Csi. (Ats)

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