Estero

Abe non si scuserà ufficialmente per Pearl Harbour

Nell'attacco perirono oltre duemila persone
6 dicembre 2016
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Niente scuse, per lo meno non ufficiali durante la visita del premier giapponese Shinzo Abe il prossimo 27 dicembre. Il Giappone non chiederà perdono per l'attacco a sorpresa a Pearl Harbour di 75 anni fa. Attacco che, in piena seconda guerra mondiale, il 7 dicembre 1941 decretò l'entrata in guerra degli Stati Uniti.

A riferirlo è stato il capo di Gabinetto giapponese Yoshihide Suga durante una conferenza stampa, spiegando che «la visita è un’opportunità per commemorare le persone morte durante il conflitto ed esprimere un messaggio di riconciliazione tra Giappone e Stati Uniti».

Abe sarà il primo premier nipponico nell’esercizio delle proprie funzioni a recarsi nel porto delle isole Hawaii dove l’attacco aereo a sorpresa causò 2.400 vittime tra civili e marinai.

'Non è per ricambiare la visita di Obama a Hiroshima'

Suga ha anche detto che la decisione di Abe di essere presente a Pearl Harbor non è stata presa per ricambiare la visita del presidente americano Barack Obama ad Hiroshima lo scorso maggio (dove peraltro nemmeno gli Usa si scusarono per l'attacco atomico), ma servirà a rilanciare il processo di stabilizzazione dell’alleanza tra i due Paesi e il mantenimento della pace e progresso nella regione Asia-Pacifico.

Dopo l’elezione del nuovo presidente Donald Trump, il Giappone non ha nascosto il proprio timore per le negoziazioni che la nuova amministrazione statunitense imporrà ai paesi alleati, in un contesto geopolitico in cui la presenza della Cina si fa sempre più scomoda e la minaccia nucleare dalla Corea del Nord non appare allentarsi.

Il premier nipponico è stato il primo capo di Stato ad incontrare Trump a New York e, con ogni probabilità, sarà l’ultimo leader politico a salutare ufficialmente Obama.

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