Estero

Il kalashnikov nell'ombrellone: 28 i morti nell'attacco in Tunisia. Confusione sul numero di terroristi

(STR)
26 giugno 2015
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È di nuovo salito il bilancio dell'attacco terroristico perpetrato da due, o forse più, tunisini ulla spiaggia di Susa, sulla costa centro-orientale del Paese. I morti accertati sono 28 morti; 36 i feriti  feriti, fra cui molti stranieri, per lo più britannici e tedeschi.

Uno degli assalitori è stato ucciso mentre un complice è stato arrestato dalle forze di sicurezza. Nel mirino dei terroristi sono finiti i turisti che prendevano il sole e facevano il bagno sul litorale davanti agli alberghi Imperial Marhaba e Hotel Soviva. Le autorità hanno affermato che «l’autore dell’attentato è uno studente tunisino, originario della zona di Kairouan e sconosciuto alle forze dell’ordine».

Vestito con pantaloncini corti, per confondersi tra i turisti, sarebbe piombato sulla spiaggia col kalashnikov nascosto sotto un ombrellone da sole. La dinamica dell’assalto è ancora confusa. Secondo quanto riferito dal portavoce del ministero dell’Interno tunisino, Mohamed Ali Aroui, un terrorista «è entrato dal retro dell’hotel e ha aperto il fuoco».

Il segretario di Stato alla Sicurezza tunisina, Rafik Chelly, ha più tardi parlato di un solo assalitore «arrivato dalla spiaggia e vestito come un bagnante, con in mano un ombrellone sotto cui nascondeva l’arma da fuoco». Alcuni testimoni, invece, hanno raccontato di un commando giunto via mare sulla costa. «Sono arrivati in barca. Dalla spiaggia, poi, si sono diretti verso l’hotel», ha spiegato un turista russo, Pyotr Chervonets, alla Bbc in lingua russa.

Secondo la testimonianza di una dipendente dell’Hotel Imperial Marhaba potrebbero essere cinque i terroristi coinvolti nell’attacco. La donna, che si trovava al quarto piano della struttura, ha detto all’emittente televisiva nazionale tunisina di aver visto un’imbarcazione rossa con a bordo cinque persone approdare sulla spiaggia antistante all’albergo. Uno di loro ha gettato una bomba mano e poi ha iniziato a sparare contro i turisti. L’uomo è riuscito a entrare nella reception dell’hotel, dove erano presenti anche dipendenti tunisini. Secondo la testimone, l’attentatore avrebbe scelto di sparare esclusivamente ai turisti.

Certo è che, improvvisamente, sul litorale si è scatenato il muro di fuoco di un kalashnikov. «Abbiamo sentito degli scoppi come di petardi. Pensavamo che qualcuno stesse festeggiando. Ma molto rapidamente ci siamo accorti del panico che c’era nel resort accanto a noi», è la testimonianza resa a Sky news da Gary Pine, turista britannico. «Era circa mezzogiorno e ho visto a circa 500 metri da me una piccola mongolfiera venire giù e poi subito una sparatoria. Poi ho visto alcune persone correre verso di me, io pensavo fossero fuochi d’artificio», ha raccontato una donna irlandese che ha fatto appena in tempo a raccogliere i suoi figli dall’acqua per poi rifugiarsi in hotel.

La Tunisia era già in allerta elevata dopo la strage al museo Bardo di Tunisi dello scorso 18 marzo, che aveva provocato la morte di 24 persone, tra cui 21 turisti, e il ferimento di altre 45. Anche la località di Susa, in passato, era finita nel mirino dei terroristi: alla fine di ottobre del 2013, un kamikaze si fece esplodere sulla spiaggia davanti al Rihad Palm, uno degli hotel più famosi della città. Nell’attentato morì solo il kamikaze e nessuno rimase ferito.

Susa, situata sulla costa centro-orientale tunisina, è capoluogo del governatorato omonimo, terza città tunisina per popolazione, uno dei poli turistici più importanti del Paese e la sua Medina è stata inserita nel Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

La Tunisia è il paese che finora ha fornito il più alto numero di combattenti stranieri alle forze del sedicente Stato islamico (Isis) e molti di loro sono originari proprio di Susa. Secondo dati ufficiali citati in un servizio della tv satellitare al-Jazeera del novembre scorso, sui circa tremila tunisini che combattono con i jihadisti, un migliaio sarebbero di Susa. Nel suo reportage, l’emittente riferiva che alcuni quartieri della città, come al-Qalaa al-Kubra, al-Riyadh, al-Shabab e Hamam Soussa, rappresentano veri e propri centri di reclutamento di potenziali terroristi, al pari di sobborghi come Herkalion, Sidi Abdelhamid e Nafidha.

La tv affermava che molti dei jihadisti che sono rientrati in patria sono riusciti a evitare di essere incriminati. I quartieri citati sono stati spesso teatro di scontri tra estremisti islamici e forze di polizia, tra cui un attacco a un commissariato nel 2012, in cui persero la vita due attivisti salafiti, e quello di un kamikaze che si fece esplodere sulla spiaggia di Susa nell’ottobre del 2013, senza fare vittime.