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False cittadinanze ai brasiliani, resta in carcere la 43enne

La donna rimane al momento in detenzione, mentre all'impiegata comunale sua complice sono stati concessi gli arresti domiciliari

Cittadinanze in tempo record
(Ti-Press (Archivio))
4 agosto 2024
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Resta in carcere la 43enne cittadina italiana di origine brasiliana, residente a Morbio Inferiore, arrestata martedì scorso per falso in atto pubblico e falso ideologico. Stando all'accusa, sostenuta dalla pm Antonia Pavan della Procura di Como, la donna sarebbe riuscita a tempo di record a far ottenere la cittadinanza a 171 giovani brasiliani in soli due anni, tutti con documentata discendenza italiana diretta, grazie al riconoscimento di residenze inesistenti. Questo grazie alla collaborazione con una 52enne comasca di Rodero, responsabile dell'ufficio anagrafe del comune di Uggiate Trevano (prima della recente fusione con Ronago).

Insomma, con la documentazione che l'accusa considera falsa, i giovani sudamericani, nelle cui vene scorre sangue italiano, sono stati in grado di dimostrare di essere stabilmente residenti in Italia, e ciò ha permesso loro di ottenere la cittadinanza ‘iure sanguinis’, cioè per discendenza. La 43enne, per il tramite di una agenzia di intermediazione con sede in Brasile di cui risulta essere la responsabile, è accusata di aver organizzato un pacchetto di viaggio (3'500 euro più il volo) per i giovani brasiliani con parentele italiane, e aver fatto loro ottenere un certificato di residenza, in modo da dimostrare lo status di dimora abituale, necessario per l'iscrizione all'anagrafe. Il tutto grazie all'impiegata comunale di Uggiate Trevano, pure lei arrestata, ma finita agli arresti domiciliari, e non dietro le sbarre del Bassone, dove da una settimana si trova rinchiusa la 43enne e dove nel fine settimane è stata sottoposta all'interrogatorio da parte del gip Massimo Mercaldo.

La donna, che respinge tutte le accuse, in quanto afferma di aver seguito tutte le procedure di legge assistita dall'avvocato Francesco Di Blasi di Como, si è avvalsa della facoltà di non rispondere (stessa strategia difensiva anche dell'altra indagata). Insomma, le difese si sono prese il tempo per poter studiare gli atti, anche perché siamo in presenza di un fascicolo di 6'400 pagine: un faldone che contiene l'attività investigativa andata avanti per 18 mesi da parte della Squadra mobile di Como e della Polizia locale Terre di frontiere. L'avvocato Di Blasi per la sua assistita, madre di quattro figli, l'ultimo dei quali di un solo mese, ha chiesto gli arresti domiciliari, considerato che non esistono pericoli di fuga o reiterazione del reato, anche alla luce del fatto che in questa vicenda si parla di falsi, ma non di corruzione.

Per quanto fin qui emerso, non c'è traccia di soldi dati all'impiegata comunale, dal luglio scorso in servizio a Rodero, per le pratiche burocratiche. Nel frattempo si è appreso che gli investigatori, nei giorni scorsi, hanno effettuato perquisizioni e acquisizioni di documenti anagrafici, nei comuni di Rodero, Blevio e Cucciago. Sotto indagini anche i proprietari di quattro appartamenti di Uggiate Trevano, dove sono risultati essere stati residenti i 171 diventati italiani. Nessuno di loro attualmente abita nel comune di confine.

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