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‘La tassa sulla salute? È incostituzionale’

Stando al parere legale fornito stamane a Milano ai sindacati il balzello viola ‘i principi contro le doppie imposizioni dei Paesi Ocse’

La prima manifestazione internazionale dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera dello scorso maggio
(Ti-Press)
13 giugno 2024
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Una richiesta, quella dei sindacati dei frontalieri, che può sembrare una provocazione: che siano le Regioni confinanti con la Svizzera a sollecitare un intervento della Corte costituzionale in quanto la contestata tassa sulla salute è “incostituzionale”.

“Non essendo ancora stata applicata, come organizzazioni dei lavoratori è un ricorso che ci è precluso, fermo restando però che siamo pronti a impugnare davanti al massimo organo di giustizia, quanto si intende far pagare ai vecchi frontalieri nei cui confronti con la Legge di bilancio del governo Meloni si intende perpetuare una colossale ingiustizia che i nostri legali, a seguito di un’approfondita analisi dei vari aspetti della tassa sulla salute, sono arrivati alla conclusione che è un balzello illegale, oltre che iniquo”, afferma Giuseppe Augurusa, segretario nazionale Cgil frontalieri.

‘Una discriminazione tra cittadini italiani e dell’Unione europea’

Il lavoro svolto dal pool di legali è stato illustrato in mattinata a Milano dai rappresentanti sindacali di categoria: Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst e Syna. Innanzitutto, è stato ribadito a Milano, non siamo in presenza, come sostiene il governo Meloni, di un ‘contributo’, ma di una vera e propria tassa, che per i vecchi frontalieri, quelli in servizio prima del 18 luglio scorso (giorno in cui è entrato in vigore l’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri), prevede un aggravio fra il 3 e il 6 per cento sul reddito percepito, che significa una trattenuta mensile sino a duecento euro. E ciò, stando alle organizzazioni sindacali italiane e svizzere, rappresenta “una discriminazione tra cittadini italiani e dell’Unione europea”, oltre che una violazione “dell’accordo italo-svizzero dello scorso anno”, il quale – già convertito in legge sia da Berna che da Roma – esclude una “doppia imposizione fiscale” (tocca alla Svizzera far pagare le tasse ai vecchi frontalieri, considerato che sono ancora previsti i ristorni).

‘Palese contraddizione con il diritto universale alla salute’

Una tassa della salute che, stando al parere legale fornito ai sindacati da avvocati esperti del mondo del lavoro, viola “i principi contro le doppie imposizioni dei Paesi Ocse”. Ma l’aspetto che per le organizzazioni sindacali grida vendetta è il fatto che la tassa sulla salute è in palese contraddizione con il “diritto universale alla salute e, quindi, con il diritto di accesso al sistema sanitario nazionale per tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla condizione di reddito”. Insomma, non mancano gli elementi per sollecitare un intervento presso la Corte costituzionale alle Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige.

‘Superare ogni interpretazione unilaterale dei Cantoni’

A Milano, i rappresentanti sindacali dei frontalieri (un esercito di oltre 90mila lavoratori che nel 2023 hanno generato un indotto di oltre 5 miliardi di euro) hanno ribadito l’urgenza di condividere con la Svizzera “l’elenco dei Comuni di frontiera secondo quanto stabilito nell’accordo amichevole del 22 dicembre 2023 tra Italia e Svizzera per la determinazione dell’area dei 20 chilometri di confine, superando ogni interpretazione unilaterale dei Cantoni”. E questo considerato che “l’iniziativa unilaterale del Canton Ticino” avrebbe determinato un’alterazione al sistema della ripartizione dei ristorni dei frontalieri. Sollecitata anche la piena applicazione della Naspi per i primi tre mesi di disoccupazione. A questo punto la palla passa alle Regioni, che per ora si sono limitate a prevedere incontri con i sindacati e l’Associazione dei Comuni di frontiera che, sotto la presidenza del sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino, ha bocciato il balzello.

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