porto ceresio

Ospitava migranti diretti in Germania: 41enne resta in carcere

Agli arresti anche cinque passatori. È ancora in corso l’inchiesta della Polizia di Stato italiana e della Polizia cantonale ticinese.

(archivio Ti-Press)
20 dicembre 2022
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Resta in carcere il 41enne algerino che aveva trasformato la sua casa di Porto Ceresio in un punto d’appoggio per famiglie di curdi e siriani che senza fortuna hanno varcato clandestinamente il confine con il Canton Ticino, nella speranza di raggiungere la Germania. Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Varese, al termine dell’interrogatorio di garanzia, nel corso del quale il 41enne algerino, in Italia con regolare permesso di soggiorno e titolare a Porto Ceresio di una impresa di pulizia, ha negato qualsiasi addebito, arrivando a sostenere che la giovane donna siriana con tre figli piccoli trovati nella sua abitazione al momento dell’arresto erano lì per caso, in quanto li aveva incontrati per strada, e non sapevano dove andare. Insomma, avrebbe cercato di ritagliarsi l’immagine del ‘buon samaritano’.

Il difensore dell’algerino ha chiesto gli arresti domiciliari. Alla richiesta di attenuare il provvedimento cautelare in carcere si è opposta l’accusa, considerato che l’inchiesta della Polizia di Stato, portata avanti con la Polizia cantonale ticinese, non è ancora terminata. Non si esclude quindi che possano esserci sviluppi. All’algerino sono contestati cinque episodi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina commessi tra l’ottobre 2021 e il maggio 2002 in favore di 20 migranti di origini curde provenienti dalla Siria e dall’Iraq, fra cui nove minorenni. Nelle ultime ore si è appreso che il biglietto della speranza costava 500 euro per i maggiorenni e 400 euro per i minori. Si è appreso anche che i migranti a Porto Ceresio arrivano in treno partito da Milano Cadorna. Una volta arrivati in riva al Ceresio sapevano dove andare, quali strade percorrere, il colore delle facciate della casa dove sarebbero stati ospitati in attesa di essere traghettati oltre confine. Lo hanno raccontato gli stessi migranti, una volta riammessi in Italia, in quanto espulsi dalla Svizzera.

Nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere il basista algerino, dalla Polizia cantonale sono stati arrestati cinque connazionali dei migranti, passatori arrivati dalla Germania per l’ultima tappa del viaggio della speranza, quello dal confine al Nord Europa. Un viaggio in riva al Ceresio nelle ore notturne e che prevedeva il passaggio dai valichi minori, quelli meno presidiati. L’algerino arrestato a Porto Ceresio aveva anche il compito di ‘bonificare’ le strade di accesso ai valichi, lungo le quali avvenivano gli incontri con i cinque passatori poi arrestati in Ticino. Ovvero accertare che non vi fossero pattuglie in zona. Nulla insomma era lasciato al caso. Così almeno speravano i passatori e il loro basista, componenti per l’accusa di una vasta organizzazione.

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