Confine

Benzinai di Varese e Como a rischio chiusura

Consumi in calo e caro-energia: il 10% degli impianti potrebbe cessare l’attività. Vanno meglio gli impianti sul confine

(Depositphotos)
16 ottobre 2022
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A fine anno il 10% dei benzinai delle province di Como e di Varese potrebbero chiudere i battenti. È la previsione delle associazioni di categoria delle due province pedemontane di confine con il Canton Ticino. A conti fatti saranno una cinquantina gli impianti che potrebbero cessare di erogare carburanti. Il calo dei consumi si fa sentire e i costi di gestione a seguito della crisi energetica completano il quadro negativo. Va meglio solo per i benzinai di confine, che dallo scorso marzo beneficiano dell’arrivo di numerosi automobilisti ticinesi, attratti dalla possibilità di fare il pieno a prezzo inferiore, dopo la decisione del governo Draghi di tagliare le accise sui carburanti e l’Iva per un ammontare complessivo di 30,5 centesimi di euro al litro. Uno sconto in scadenza entro una decina di giorni, ma tutto lascia indovinare che sarà prorogato, anche perché in Italia da qualche giorno i prezzi dei carburanti stanno nuovamente crescendo.

Secondo i dati Faib-Confesercenti di Varese la media di oggi è di 1,94 euro/litro per il gasolio e di 1,8 per la benzina. "In alcuni distributori il gasolio è già arrivato a due euro" dice Massimo Sassi presidente territoriale di Faib: "È un fatto inspiegabile. Siamo molto preoccupati anche perché tra quindici giorni scade la proroga al taglio di trenta centesimi alle accise, con il rischio che il prezzo di benzina e gasolio superi la soglia più alta raggiunta in passato". Da qui la previsione che entro fine anno chiuderà il 10% degli attuali impianti: "I distributori non hanno più marginalità, alcuni, continuando a tenere aperto, perdono soldi", prosegue la nota diffusa da Sassi: "Del resto i ricavi dall’erogazione non tengono il passo dell’aumento delle bollette di energia elettrica, gas e acqua, a cui si aggiungono le commissioni bancarie, perché circola meno liquidità e le persone pagano con le carte di credito. Insomma, alla fine si esce in perdita. E parlo di impianti che erogano fino a 4mila litri di carburante al giorno". Altra nota dolente: lo scorso anno il costo energetico di un impianto medio di distribuzione incideva sui costi per una quota tra il 13% e il 14%, oggi si è passati al 34% sul costo totale. Per un gestore che ha un margine di 3 centesimi di euro al litro, vuol dire che il guadagno è ormai ridotto all’osso. E quindi molti hanno già deciso di chiudere.

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