Confine

In memoria di Youssouf, morto folgorato a Balerna

'Como senza Frontiere' ricorda il giovane del Mali che ha perso la vita nel 2017. Organizzato un presidio alla stazione di Como

Era il 27 febbraio 2017 (Ti-Press)
28 febbraio 2021
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Sono trascorsi ormai quattro anni da quel 27 febbraio 2017. Quel giorno Youssouf Diakite, giovane migrante del Mali, moriva folgorato dalla linea elettrica ferroviaria nei pressi della stazione di Balerna. Si era nascosto sul tetto di un treno partito in serata da Como, con il sogno di raggiungere il nord dell'Europa. E qui, a ridosso del valico non se ne è persa memoria: venerdì scorso alle 18 Youssouf è stato ricordato da 'Como Senza Frontiere' con un presidio alla stazione di Como San Giovanni intitolato 'Folgorati dall'Europa'.

''Le frontiere della Fortezza Europa hanno ucciso e continuano a uccidere: nel deserto, nel Mediterraneo, sulla rotta balcanica così come sui percorsi ancora più vicini a noi – hanno affermato i volontari del movimento -. Intorno, l’Italia e l’Europa continuano a mostrare indifferenza per i diritti di queste migliaia di persone, un’indifferenza a volte tiepida, a volte glaciale".

Youssouf era stato identificato solo grazie alle impronte digitali: il ragazzo prima di arrivare in Lombardia aveva provato a varcare il confine con la Francia a Ventimiglia, ma era stato respinto. Purtroppo non è stato l’unico a morire sulla Milano-Chiasso, il 20 gennaio del 2018 un altro migrante, Mohammed Kouji originario del Marocco, era morto in circostanze simili travolto da un treno alla stazione di Chiasso. Più di recente, la scorsa settimana, un uomo che probabilmente viaggiava come passeggero clandestino su un treno merci sull’asse del San Gottardo è stato trovato gravemente ferito sui binari a Flüelen, nel Canton Uri.

'Como Senza Frontiere' nella quarta ricorrenza della morte giovane migrante del Mali, oltre al presidio, ha promosso anche l'affissione negli spazi a disposizione delle circoscrizioni di Como un manifesto per portare all’attenzione di tutta la città il dovere di non dimenticare Youssouf e tutte le donne e gli uomini costretti a percorsi drammatici (e spesso fatali) nella ricerca dell’affermazione dei propri diritti.

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