Confine

Gli ospedali comaschi sono sull'orlo della crisi

Lanciato un appello: servono strutture per accogliere i casi meno gravi. Il rischio è quello di dover selezionare i pazienti in cure intense

Emergenza Covid-19, servono letti (Ti-Press)
6 novembre 2020
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"Se non cambia la curva fra due o tre giorni saremo costretti a selezionare i pazienti da intubare: questo a causa della saturazione dei letti. La nostra terapia intensiva è già raddoppiata, teniamo libero un posto in caso di urgenze estreme, donne partorienti, ma i restanti posti sono occupati. Dovremo fare delle scelte". Ad affermarlo in questi giorni è stato il direttore sanitario dell'ospedale Valduce di Como Claudio Zanon, ospite di una trasmissione di RaiUno.

"I limiti della nostra sostenibilità riguardano non solo i posti letto, ma anche le difficoltà legate all'assistenza ai pazienti. Questo perché abbiamo una settantina di operatori sanitari (medici e infermieri, ndr) costretti a casa, positivi o in quarantena. E nonostante il tentativo di assumere infermieri, soffriamo una grave carenza". Una carenza accentuata dal fatto che negli ultimi mesi numerosi infermieri del Valduce si sono dimessi, assunti da strutture sanitarie del Canton Ticino. Succede anche all'ospedale Sant'Anna.

Nei due ospedali comaschi la situazione sta, quindi, tornando quella registrata a marzo. Ciò significa anche faticare a curare tutte le altre patologie, pur importanti. La nuova ondata sta mettendo più in crisi i reparti ordinari rispetto alle terapie intensive. Occorrono più spazi. Ecco, quindi, che da Sant'Anna e Valduce giunge un appello: occorre predisporre strutture, alberghi o palazzi con camere per liberare gli ospedali dai casi meno gravi.

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