Confine

Smog e virus: 'Un nesso c'è'

Il professor Domenico Cavallo attira l'attenzione sugli effetti dell'inquinamento sulla salute. Nella resistenza al Covid-19 non aiuta

(Ti-Press)
7 aprile 2020
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''Esiste un nesso tra l'inquinamento atmosferico e la violenza con cui il coronavirus sta colpendo la popolazione lombarda, ma non è plausibile che il virus sia stato trasportato all’interno della Lombardia dalle polveri sottili''. È la conclusione a cui giunge uno studio del professor Domenico Cavallo, docente di Tossicologia Ambientale dell'Università dell'Insubria, e riportata dai media lombardi.

''Il virus sopravvive nel 'droplet', quella pioggia di minuscole goccioline di saliva con determinate caratteristiche di temperatura e umidità. Caratteristiche che invece a mio parere non può trovare nel Pm10 e 2,5. Concentriamoci però – aggiunge il docente – sul target: il polmone. Riscontriamo tanti casi purtroppo gravi di Covid-19 su persone che hanno già l’apparato respiratorio in condizioni non ottimali. Che l’inquinamento atmosferico produca danni agli apparati respiratori è un fatto: ed è evidente che le persone già in sofferenza polmonare sono le più esposte a conseguenze pesanti del coronavirus" Per contro, prosegue il professore, "che l’inquinamento sia un veicolo del virus non è dimostrato; è invece vero che le persone che vivono in un ambiente contaminato sono più esposte agli effetti del virus''.

Il professor Cavallo ritiene, quindi, fondamentale, per limitare il contagio, dotare la popolazione di mascherina chirurgica: ''È un dispositivo 'altruista' perché impedisce a noi, eventuali portatori inconsapevoli, di contagiare il prossimo. È utile averlo ed è utile sapere come usarlo: bisogna sempre e solo – conclude il docente – afferrare la mascherina per gli elastici, e mai toccarla all’interno o all’esterno''.

 

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