Confine

Como: resta l'ordinanza 'antipoveri', ma prevale la linea morbida

28 dicembre 2017
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Che l'ordinanza antipoveri - la delibera anti-accattonaggio firmata da Mario Landriscina, sindaco di Como, qualche giorno prima di Natale - possa essere revocata, appartiene al libro dei sogni, soprattutto dopo che è diventata un caso nazionale. Le polemiche sono tracimate dopo che tre volontari, tra cui un sacerdote dell'Opera Don Guanella, stavano per essere multati in quanto - come da sette anni a questa parte - stavano servendo bevande calde e biscotti a sei-sette clochard che avevano trascorso la notte sotto i portici della ex chiesa San Francesco.

Un passo indietro significherebbe ammettere di aver sbagliato tutto, dare ragione alla società civile e alle organizzazioni di volontariato che continuano a chiedere la revoca dell'ordinanza. Una richiesta giunta anche dal vescovo di Como Oscar Cantoni, secondo il quale ''i problemi dei poveri non si risolvono con le ordinanze''. Tuttavia qualcosa di significativo pare stia succedendo. Se i controlli continuano da parte di vigili urbani, polizia e carabinieri, comunque sempre meno presenti nel centro storico - quello proibito a mendicanti, senza tetto e musicisti di strada - chi viene sorpreso a chiedere l'elemosina, dopo essere invitato ad allontanarsi (cosa che non fa) non viene multato.

Una linea morbida decisa dall'alto nella speranza di allentare la tensione? Non è dato sapere. Probabilmente al Comune di Como si sono accorti che è un nonsenso multare un povero. Niente multa anche per i numerosi clochard - sono una ventina - che per una scelta personale continuano a trascorrere la notte sotto i portici delle chiese del centro di Como. Sono i senzatetto che si vedono, in quanto ci sono tantissimi invisibili: migranti in transito e profughi con il permesso di soggiorno, ma senza lavoro e quindi senza soldi per poter affittare una casa. Si stima che possano essere una cinquantina.

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