Confine

Lavena Ponte Tresa, sindaco indagato: 'Nulla da nascondere'.

(©Ti-Press / Francesca Agosta)
27 novembre 2017
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Per far sapere di essere indagato e di non avere niente da nascondere il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino, ha scelto la sede isituzionale più importante: la sala delle riunioni del Consiglio comunale, in occasione della seduta di sabato scorso. «Nei giorni scorsi mi è stato notificato un avviso di garanzia: stesso provvedimento al vicesindaco Grazia Donata Mina e all’assessore Valentina Boniotto – le parole di Mastromarino –. Faccio questa comunicazione al Consiglio comunale nel rispetto delle istituzioni e di tutti i consiglieri che rappresentano la cittadinanza. Da parte nostra c’è la massima serenità, in quanto è manifesta la nostra estraneità ai fatti». E i fatti sono quelli di cui si è parlato a lungo nell’agosto scorso in occasione della ‘operazione vista lago’ a seguito del sequestro di 17 immobili per un valore di oltre 4 milioni di euro, nella zona con panorama sul Ceresio e la dogana di proprietà di una società riconducibile al un 73enne immobiliarista emiliano da anni residente a Lavena Ponte Tresa, già indagato dalla procura di Varese per riciclaggio, ricettazione ed evasione fiscale, al quale nei giorni scorsi sono stati sequestrati beni per 7 milioni di euro, fra cui anche una zanna di mammut, oltre a un centinaio di monete d’oro, argento, duemila bottiglie di whisky, centinaia di bottiglie di champagne ed altro ancora. Avviso di garanzia – per il reato di abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e falso ideologico – anche per l’ex sindaco Pietro Roncoroni e altri dodici indagati, fra cui funzionari comunali, progettisti, oltre al titolare dell’impresa edile che ha costruito il complesso residenziale e il 73enne immobiliarista. Nel mirino dell’accusa della Procura di Varese una convenzione urbanistica.

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