
Tre anni di reclusione: è la pena patteggiata, con rito abbreviato, per abusivismo finanziario e peculato da Stefano Bruni, per due mandati sindaco di Como, esponente di spicco di Comunione e Liberazione oltre che di Forza Italia e Pdl. Arrestato lo scorso 26 maggio, dopo quasi due mesi di carcere venerdì sera l'ex primo cittadino del capoluogo lariano ha lasciato San Vittore, per tornare a casa, avendo ottenuto gli arresti domiciliari. I fatti giudiziari di Bruni sono riferiti al fallimento, con distrazione di 150 milioni di euro, della società Aipa di Milano, incaricata di riscuotere le tasse locali di 800 Comuni italiani, fra cui numerosi capoluoghi di provincia. Società che Bruni e altri quattro imputati, fra cui il consulente olandese Johannus Demers, residente da parecchi anni a Lugano, avevano cercato di salvare mettendo a disposizione oltre 10 milioni di dollari in obbligazioni Jp Morgan. Ma considerati senza valore sono finiti in una 'black list'. Proprietario dei bond è risultato essere il consulente residente a Lugano. Per l'ex sindaco di Como i guai giudiziari, però, non sono ancora finiti. È sotto indagine anche a Como per una vicenda analoga a quella per la quale è stato condannato venerdì scorso a Milano.