Stabilimenti in Cina chiusi almeno fino al 16 febbraio, estendendo di una settimana la sospensione inizialmente prevista, per Toyota.
Stabilimenti in Cina chiusi almeno fino al 16 febbraio, estendendo di una settimana la sospensione inizialmente prevista. Lo ha detto la Toyota, tramite il suo portavoce, Aaron Fowles: "La decisione è stata presa per ottemperare alle preoccupazioni e alle linee guida delle autorità locali cinesi". Ieri, dopo aver annunciato i risultati societari e il miglioramento delle stime sugli utili annuali, la prima casa auto nipponica aveva affermato di guardare comunque con cautela all'impatto del coronavirus sulle attività in Cina, e le dinamica delle forniture necessarie ai diversi comparti di produzione. Simili timori sono stati espressi ieri dall'amministratore delegato di Fiat, Mike Manley, che in un'intervista al Financial Times ha detto che l'azienda potrebbe considerare di chiudere una fabbrica europea per l'emergenza sanitaria in corso in Cina, che di fatto impedisce l'arrivo delle componenti necessarie alla produzione.
Nel frattempo Standard & Poor's taglia al 5% le stime del Pil della Cina per 2020, a fronte del 5,7% ipotizzato in precedenza, a causa delle pesanti conseguenze dell'epidemia scatenata dal coronavirus di Wuhan. "La gran parte dell'impatto del coronavirus sarà registrato nel primo trimestre e la ripresa della Cina sarà più decisa entro il terzo trimestre dell'anno", ha scritto in un report Shaun Roache, capo economista dell'Apac di S&P's. L'agenzia di rating vede anche un rimbalzo nel 2021, fino al 6,4%, contro le previsioni precedenti del 5,6%.
Il numero dei morti a causa del coronavirus è stato aggiornato a 636 dalla commissione sanitaria nazionale cinese. Superati anche i 30'000 casi di positività in Cina. Attualmente sono 31'161 i contagiati. La provincia maggiormente colpita resta quella di Hubei, che ha registrato 69 nuove vittime nelle ultime 24 ore. Dei contagiati, 4'800 sono in gravi condizioni.