Economia

Scandalo dati, Messico nel mirino. E Zuckerberg si scusa

Dopo le manipolazioni "pro Trump" con gli utenti Usa, la Cambridge Analytica sotto accusa anche nel Paese centroamericano

Nix, Ceo di Cambridge Analytica (Keystone)
21 marzo 2018
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Prima scatta la class action americana, poi si viene a sapere che Cambridge Analytica, l’azienda accusata di aver manipolato le informazioni di milioni di utenti di Facebook per favorire la candidatura di Donald Trump alla Casa Bianca, è sbarcata anche in Messico, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo primo luglio.

Lo rivelano varie inchieste di media locali. Secondo il portale news progreso.com.mx, l’azienda è arrivata nel paese nel dicembre dell’anno scorso per lavorare con il Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri, al governo), grazie all’amicizia fra il genero di Trump, Jared Kushner, e il ministro degli Esteri del governo di Enrique Peña Nieto, Luis Videgaray.

L’accordo fra il Pri e la Cambridge Analytica, però, è successivamente naufragato, a causa di difficoltà per giungere a un accordo economico fra le parti riguardo alla campagna elettorale di José Antonio Meade, il candidato presidente del governo, aggiunge la stessa fonte. La strategia che si intendeva lanciare era comunque la stessa già vista negli Usa: "Usare senza nessuna autorizzazione milioni di utenti Facebook per rubare i loro dati e i loro contatti e promuovere la diffusione di informazione falsa a favore di un candidato".

Da parte sua, l’ex ministro degli Esteri Jorge Castañeda ha detto che circolano versioni su una partecipazione dell’azienda americana nella campagna elettorale grazie alla quale l’anno scorso è stato eletto Alfredo del Mazo, l’attuale governatore dello stato di Messico, anche lui appartenente al Pri. Il metodo usato, ha spiegato, era quella di "identificare elettori potenzialmente predisposti al voto per il Pri, entrare in contatto con loro e assicurarsi che fossero portati a votare, o votare per loro". Meade, da parte sua, ha negato qualsiasi impegno della Cambridge Analytica nella sua campagna, assicurando che "non vi sarò nessuna ingerenza straniera" nelle presidenziali messicane.

Intanto, un mea culpa è stato fatto da Mark Zuckerberg, che si dichiarato "responsabile di quello che è successo". Secondo il fondatore di Facebook  "abbiamo fatto degli errori, c’è ancora molto da fare", scrive sulla sua pagina personale del social media. "Abbiamo la responsabilità di proteggere le vostre informazioni", aggiunge. "Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio" scrive Mark Zuckerberg, spiegando in un post sulla sua pagina Facebook che sta lavorando "per capire esattamente cosa è successo e assicurarsi che non accada mai più". "La buona notizia – aggiunge – è che molte misure per prevenire tutto questo sono state già prese anni fa".  

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