Economia

Sulle rotaie svizzere salari svizzeri

A Briga i macchinisti di Crossrail guadagnano 2'000 franchi in meno rispetto ai colleghi di altre imprese
21 dicembre 2015
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Il tribunale amministrativo federale ha dato ragione al Sev (sindacato del personale dei trasporti) e torto all’Ufficio federale dei trasporti che aveva riconosciuto all’impresa ferroviaria Crossrail la facoltà di tener conto di salari esteri nella definizione degli stipendi del settore. Il tribunale ha infatti sentenziato che ai macchinisti con luogo di lavoro in Svizzera devono essere versati salari abituali per la Svizzera. La sentenza costituisce un riferimento per la questione della definizione dei salari svizzeri nei confronti dell’Unione europea. 

Il successo ottenuto dal sindacato del personale trasporti è chiaro: esso obbliga l’Ufficio federale dei trasporti a ridefinire i salari usuali del settore per i macchinisti del traffico merci, stabilendo nel contempo che la valutazione della base legale secondo l’articolo 8d cpv. 1 lettera d della legge sulle ferrovie deve riferirsi alle condizioni vigenti in Svizzera. Il tribunale aggiunge pure di non poter dar seguito al parere dell’istanza inferiore, secondo il quale le condizioni di lavoro debbano essere definite in base a quelle offerte dalle aziende svizzere ed estere attive nel trasporto merci transfrontaliero. Ne deriva che, secondo il tribunale amministrativo federale,  la valutazione se Crossrail rispetta le condizioni di lavoro del settore deve essere basata unicamente sulle condizioni vigenti presso le ferrovie svizzere.

Dalla primavera 2014, il Sev conduce una lotta continua contro i salari da dumping che Crossrail intende versare ai propri macchinisti a Briga e che, con i loro 3'600 franchi mensili, risultano di circa 2'000 franchi inferiori a quelli versati da altre imprese ferroviarie del trasporto merci, come Ffs Cargo, Ffs Cargo International e Bls Cargo. Il Sev ha quindi sporto denuncia presso l’Ufficio federale dei trasporti (Uft), chiedendo che a Crossrail venisse ritirata l’autorizzazione di accesso alla rete, qualora non si conformasse ai salari abituali del settore. L’Uft ha preso la questione molto alla larga, commissionando una perizia che giungeva alla singolare conclusione che, per definire i salari abituali del settore del trasporto merci transfrontaliero, dovessero essere considerati anche i salari esteri, sensibilmente inferiori. Il Sev si è quindi appellato al Tribunale amministrativo federale, confortato dagli argomenti raccolti dai due avvocati di Zurigo Marco Donatsch e Stefan Schürer, che avevano documentato come il dibattito sulla legge federale sulle ferrovie avesse espresso la chiara volontà di tutelare i salari svizzeri. Argomenti ripresi in pieno dal Tribunale amministrativo federale che ha rimandato la questione all’Ufficio federale dei trasporti con un incarico chiaro: se può essere ammesso che il trasporto merci interno e quello transfrontaliero vengano considerati come settori separati, le condizioni di lavoro abituali devono in entrambi i casi essere stabilite sulla base dei salari versati in Svizzera.

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