Dib. Elettorale

Una politica senza elettori?

21 febbraio 2019
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La vicenda Argo1 ci dice alcune cose interessanti sulla nostra politica e sulle dinamiche elettorali. Niente di nuovissimo, per carità; però qualche conferma e qualche motivo per non essere particolarmente lieti di come vanno le cose.
Sulle pagine del Corriere del Ticino la pompierina leghista si è spesa, ecumenicamente, in favore di questo e di quello, per dire che quasi tutto va bene nel migliore dei mondi possibili, e che per favore non si disturbino troppo i manovratori; e per dire che tanto si fa, e si farà, che a Bellinzona sono tutti (o quasi) bravi e buoni, applicati e addirittura competenti. Gli esempi fatti, salvo uno per me di notevole sostanza (e parlo delle Officine), sono tutti calzanti ed è pur vero che in gran parte si fa lavoro serio, che i casi di cattiva amministrazione fanno molto più rumore della virtuosa prassi quotidiana; da sempre, una foresta che cresce fa meno rumore di un albero che cade. In questo peana innalzato all’ottimo fare suo e dei suoi colleghi, si vuole zittire anche la “narrazione” un po’ petulante di quell’uno che è facile insolentire, contro cui è buona regola maramaldeggiare senza tema di pagare dazio; ed è quanto puntualmente si fa, senza pensare che si è dato a quell’uno – per insipienza, per miopia, per riflesso corporativo, o per altro – il monopolio di talune istanze in cui si manifestano malesseri e insofferenze che sono molto ben presenti nel territorio, e che avrei francamente sperato di vedere sollevate da altri.
Ma allora perché lagnarsi in questa piccola storia di Argo1, quando tutti a Bellinzona hanno ormai girato la pagina, con fastidio, alcuni sperando che l’elettore la pagina non l’abbia nemmeno letta, capita, o magari l’abbia già dimenticata? Ci si lagna perché è stato liquidato in un amen, e senza un “mi dispiace” né un rimpianto vero, un ottimo rapporto commissionale che ha messo in luce comportamenti inaccettabili; forse perché si sta sdoganando senza pietà l’idea che i comportamenti etici, l’integrità, il rispetto delle regole, la legalità sono cose da anime belle, ma non per uomini/donne veri, comunque non cose per politici “pragmatici”. Forse perché sembra non esistere più uno straccio di senso della responsabilità politica e financo della decenza, con l’artefice primo di questo pasticcio intento a farsi fare imbarazzanti spot elettorali e ad elargire sorrisi da sacrestia, e con i suoi sodali in Parlamento che osano affermare senza neppure un vago rossore che nella vicenda quest’uomo ha agito, più che da esponente di partito, addirittura da… uomo di Stato (insomma, una specie di Adenauer con i boccoli).
Ci si può lagnare perché i cittadini non stanno più capendo nulla, persi in queste goffe manfrine, nelle quali taluni eletti se la cantano e se la suonano pure; e quindi al voto molti elettori se ne staranno a casa, come se ne stanno a casa durante questa campagna condotta in tono un po’ dimesso, con molti proclami ma senza troppi discorsi di merito, senza eccessi di coraggio. Mi piace dire che, alle urne, non sempre vince chi ha ragione, e non sempre perde chi ha torto; e che la politica si dimentica sempre di questa ovvietà soprattutto quando si tratta di “intercettare” il consenso; in questo oblio perdendo valori, significato e (addirittura) legittimità, alla fine perdendo e perdendosi per davvero. Ai tempi della No Billag si diceva che ai favorevoli sarebbe piaciuto avere “un servizio pubblico senza pubblico”; in questa fiera dell’acritica autoreferenzialità e in questa vertigine autoassolutoria si intravede all’orizzonte – supremo disastro, direi – una politica senza elettori.

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