Spettacoli

La voix humaine e Cavalleria rusticana, la nuova sfida del Lac

Il Centro culturale torna a confrontarsi con l'opera lirica allestendo il dittico, nella lettura registica di Emma Dante. Dal 15 al 21 settembre

(Studio Casalucci)
6 febbraio 2025
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Il barbiere di Siviglia nel 2018, La traviata nel 2022 e Anna Bolena nel 2023. Il Lac torna a confrontarsi con la produzione dell'opera lirica allestendo il dittico composto da La voix humaine e Cavalleria rusticana, nella lettura registica di Emma Dante e nell’interpretazione musicale del Maestro Francesco Cilluffo alla guida dell’Orchestra della Svizzera italiana (Osi). Il Coro della Radiotelevisione svizzera sarà diretto da Donato Sivo. Queste le date: dal 15 al 21 settembre (lunedì 15, mercoledì 17, venerdì 19 alle 20, domenica 21 alle 16). La prevendita si apre sabato 8 febbraio.

Anna Caterina Antonacci è la protagonista della tragédie lyrique composta nel 1958 da Poulenc, tratta dalla pièce omonima di Jean Cocteau. Stefano La Colla, Veronica Simeoni, Dalibor Jenis, interpreti dei ruoli di Turiddu, Santuzza e Alfio, sono invece i protagonisti del celebre triangolo amoroso che Mascagni compose ispirandosi all’omonima novella di Giovanni Verga. Completano il cast Lucrezia Drei (Lola) e Agostina Smimmero (Mamma Lucia). L’allestimento è curato dal gruppo di collaboratori che accompagna da sempre il lavoro di Emma Dante: Carmine Maringola (scene), Vanessa Sannino (costumi), Cristian Zucaro (luci), Manuela Lo Sicco (coreografie). Il debutto assoluto del dittico avvenne il 9 aprile 2017 al Teatro Comunale di Bologna.

“Sono due opere che guardano entrambe alla solitudine – ha dichiarato il direttore Francesco Cilluffo – rappresentata però attraverso due riti diversi; in Cavalleria il rito religioso, comunitario e mediterraneo, in La voix humaine quello privato, cittadino, laico e ancora attuale nel suo utilizzare un mezzo di comunicazione di massa quale il telefono per ‘gestire’ una relazione sentimentale”. “Sia ne La voix humaine, sia nella Cavalleria rusticana, protagoniste sono le donne – prosegue la regista Emma Dante – in entrambe leggo il dolore dall’abbandono, della solitudine. I luoghi sono diversi, diverse le comunità che li abitano, ma la motivazione che spinge alla tragedia è la stessa: la pazzia d’amore. Per amore si compiono azioni estreme, come estremo è il gesto teatrale in una grande opera musicale. Cercherò di trasferire dentro l’intimità di Poulenc e dentro il grande affresco siciliano di Mascagni le infinite cerimonie della vita di cui facciamo parte anche noi”.