Spettacoli

Il Natale dell'Osi, la grande musica in Officina

Diego Fasolis in forma smagliante. Insieme a lui, tutto è all'altezza del dramma di Puccini

Sabato 2 dicembre a Bellinzona
(OSI / S. Ponzio)
3 dicembre 2023
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Nessun compositore che ha avuto una vita abbastanza lunga ha composto a vent’anni i suoi capolavori. Giacomo Puccini (1858-1924) ha vissuto in un’epoca e in un paese dove l’opera lirica ha rubato la scena alla musica colta. Il ‘Preludio sinfonico’ per orchestra e la ‘Messa di Gloria’ per tenore, baritono, coro e orchestra li ha composti poco più che ventenne, ma poi ha costruito la sua fama con le opere liriche. S’avvicina un anno pucciniano e Diego Fasolis ne ha fatto il pretesto per proporlo nel Concerto di Natale di Bellinzona, sabato sera nella ‘Cattedrale’ delle Officine Ffs, che ha confermato la sorprendente qualità acustica, con l’Orchestra della Svizzera Italiana, il Coro della Radiotelevisione svizzera il tenore Tigran Melkonyan e il basso-baritono Marco Bussi.

Meno della metà dell’edificio occupato dall’evento. Orchestra e coro in tenuta di gala su un palco riscaldato da raggi infrarossi, più di cinquecento ascoltatori con scarpe grosse e indumenti caldi seduti su sedie e panche, le autorità, pretenziose alquanto, con sovrabbondanza di posti riservati nelle prime file. Ma ancora una volta, peculiare dell’evento, la qualità dell’offerta musicale.

L’Orchestra, nella sua formazione più ridotta, con solo ventotto archi sulla base di tre contrabbassi, che suona ai suoi migliori livelli. Il coro di solo ventiquattro elementi con una trasparenza di suono mozzafiato e possente quanto basta alle dimensioni della sala. Due solisti di alta qualità: Tigran Melkonyan, un tenore leggero con bella pienezza degli acuti; Marco Bussi, un basso-baritono con una seducente trasparenza della voce. Soprattutto Diego Fasolis in forma smagliante, che richiama il coro e le parti dell’orchestra con gestii eleganti ed essenziali, seduce in ugual misura esecutori e ascoltatori.

Mi sembra che l’interpretazione sia stata all’altezza del dramma di Puccini, musicista figlio del suo secolo, costretto a diluire la temperie del verismo nel linguaggio sdilinquito dell’opera lirica. Mi sembra soprattutto che il concerto sia stato la conferma di un incredibile fortuna: Bellinzona è al centro di una piccola repubblica a forte rischio di provincialismo, che può disporre di un’orchestra sinfonica di alta qualità, formata da strumentisti che vengono dai quattro continenti. Teniamocela stretta!

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