Fit Festival

Luogo di incontro fra ‘nonni’ e ragazzi

Restez Fit è un progetto pilota dedicato agli anziani che fa integrazione intergenerazionale. Ne abbiamo parlato con la responsabile, Katia Gandolfi

I partecipanti al tandem intergenerazionale durante la 31esima edizione del Fit Festival
(Fit Festival)
2 agosto 2023
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Creare l’opportunità di incontro per dare luogo ad aggregazione e socializzazione, fra generazioni non di rado lontane: ragazzi e nonni. Questo è il succo del progetto (pilota) Restez Fit, nato all’interno del Festival internazionale di teatro e della scena contemporanea (Fit). Ce lo siamo fatti raccontare da Katia Gandolfi che, con la collaborazione di Paola Tripoli (direttrice artistica del festival), è la responsabile dell’iniziativa che coinvolge fra gli altri diversi centri diurni. Prima di iniziare a descriverlo, Gandolfi ricorda che il Festival internazionale (la 32esima edizione si svolgerà dal 29 settembre all’8 ottobre prossimi) da sempre si propone di promuovere progetti rivolti a pubblici diversi, coinvolgendo sempre più gente (giovane e anziana) per avvicinarla alla scena del teatro contemporaneo.


Ti-Press
Katia Gandolfi, responsabile del progetto Restez Fit

Parola d’ordine: scambio

Restez Fit è articolato su due anni ed è cominciato nel 2022, declinato in altrettante parti (una di natura socio-culturale e una artistica) alle sue radici sta la sensibilità accorata nei confronti degli anziani. «L’iniziativa è stata immaginata prima del covid» che, a un certo punto, le ha arrestate, ma ha anche convinto Gandolfi e Tripoli della bontà e della necessità di coinvolgere gli anziani, fra coloro che hanno vissuto più rigidamente l’isolamento durante quel periodo. Non si tratta però di un’iniziativa chiusa sulla terza età, ma si propone come luogo di incontro intergenerazionale, permettendo l’aggregazione e la partecipazione attiva degli anziani in ambito culturale. «Giovani e anziani hanno voglia e desiderio di andare gli uni verso gli altri, quindi il nostro obiettivo è creare l’opportunità dell’incontro e di confronto, per promuovere aggregazione e socializzazione», non sempre possibile nella quotidianità.

Ramificazioni

Il progetto, come scritto in precedenza, si ramifica in due direzioni. Da un lato c’è l’iniziativa socio-culturale che si sviluppa nel tandem intergenerazionale durante lo svolgimento del Fit: una decina di giovani e altrettanti nonni costituiranno rispettivamente la Giuria dei saggi e la Giuria giovani. La ventina parteciperà quindi alle rappresentazioni di alcuni spettacoli proposti dalla programmazione 2023 nella sezione Young&Kids: agli anziani sono richieste fra le quattro e le cinque mezze giornate di partecipazione (viene fatta anche una formazione in cui vengono stabilite le coppie). Al termine delle messe in scena, i tandem si prendono il tempo per discuterne, dando una loro valutazione scambiandosi opinioni, sensazioni ed emozioni, ciascuno col proprio bagaglio: «Andando oltre il mi piace o no».

Dopo la prima esperienza dello scorso anno, ricorda la responsabile, è emerso come ci fossero «naturalmente prospettive molto diverse, ma ci sono stati anche una grande trasmissione di saperi e sensibilità, tanto ascolto e tanto rispetto». Molto positiva ed entusiasta è stata pure la risposta dei giovani, che hanno dimostrato «apertura, grande sensibilità e anche tanta... dolcezza».

L’affiatamento che si è sviluppato (non solo a teatro, ma anche durante i pranzi in comune) è stato un ulteriore segnale della bontà della proposta, che ha portato i partecipanti a stringere legami forti fra loro: «Alcuni giovani sono rimasti in contatto con gli anziani, condividendo durante l’anno spettacoli teatrali», annota Gandolfi. E sono nate altresì amicizie nate fra alcune persone anziane che hanno iniziato a frequentarsi al di fuori della rassegna.

Ma non è tutto semplice: una delle difficoltà maggiori, continua l’interlocutrice, è trovare un modo per raggiungere gli anziani. Gandolfi si è impegnata nella loro ricerca partendo dai centri diurni, che sono frequentati da persone già attive: «È più complicato invece arrivare a coloro che vivono in solitudine a casa. In questi casi va fatto un lavoro di rete e di fiducia che non è evidente e soprattutto scontato», per riuscire a spronarli a mettere il naso fuori casa per «fare qualcosa di bello e arricchente».


Fit Festival
Lo scorso anno

Nella realtà culturale

L’altro “ramo” dell’iniziativa è di carattere artistico e coinvolge in particolare le persone che vivono in casa di riposo: «Per un anno circa, l’artista Rubidori Manshaft è andata in due luoghi di cura coinvolgendo una quarantina di anziani», illustra l’interlocutrice, che pure vi ha preso parte. Il progetto si prefigge come obiettivo la partecipazione culturale degli anziani, rendendoli protagonisti attraverso attività manuali, realizzando per esempio «calchi delle mani, raccogliendo interviste, o meglio, le chiacchierate fatte con loro su argomenti vari, voci, foto. Il materiale raccolto durante questi mesi dà frutto a un prodotto artistico». L’artista con la collaborazione di una drammaturga (Angela Dematté) ha messo infatti su carta la pièce ‘Alcune cose da mettere in ordine’, che racconta la storia di una donna appena sessantenne che incomincia a porsi domande sul suo percorso, sulla sua vita, in un viaggio introspettivo e di confronto con la realtà. (Lo spettacolo verrà messo in scena per la prima volta durante la 32esima edizione del Fit, il 7 e l’8 ottobre, nella sala del Lac).

Informazioni

L’anno in corso sancisce la conclusione del progetto pilota, nelle sue due dimensioni, spiega Gandolfi che non manca di esprimere la volontà di poter portare avanti il tandem intergenerazionale. L’invito è quindi aperto: gli anziani di tutte le età che sono interessati al teatro e allo scambio con i giovani si facciano avanti e contattino (anche per prendere informazioni) press@fitfestival.ch, info@fitfestival.ch oppure telefonino allo 091 225 67 61 per partecipare all’edizione 2023.

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