Vision du réel

Festival che pensa all’oggi, indispensabile per creare un domani

Dal memorabile ‘A Holy Family’ di Elvis A-Liang Lu allo sconvolgente ‘Rojek’ di Zaynê Akyol, film durissimo e forse inaccettabile

‘A Holy Family’, film di grande dignità espressiva
15 aprile 2022
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Si resta sorpresi di fronte alle proposte di un Festival importante come Vision du Réel di Nyon, soprattutto pensando all’odierno annuncio del Festival di Cannes. Si tratta di due momenti cinematografici di certo lontani, ma entrambi legati a un’idea di cinema che se a Cannes si trova a rispondere a un momento commerciale, che si sposa violentemente con un momento di creatività personale, a Nyon assume un’idea politica che Cannes non può reclamare. È il peso del documentario, altro sicuramente dalla fiction che sbarcherà sulla Croisette. Qui, intanto, abbiamo visto ‘A Holy Family’ di Elvis A-Liang Lu, un film co-prodotto tra Francia e Taiwan. Il regista è pronto a confrontarsi con una famiglia che aveva abbandonato per far carriera in televisione; lavorando in Francia, riceve una telefonata dalla madre: lei, anziana, si vede stretta tra un marito dedito al gioco in un modo inadatto alla famiglia, che si trova a pagare i suoi debiti. Il regista ha un fratello agricoltore che mantiene la famiglia nonostante l’opposizione degli dei, cui è affidata ogni forma di futuro. È questo un film importante per il suo affrontare il profondo tema del rapporto tra le divinità e il quotidiano vivere. È questo un grande, memorabile film, in cui il vivere quotidiano si sposa con l’incapacità di essere senza sprecarsi, in un folle desiderio di essere altro che il presente vigliacco. Un film che regala al protagonista un cancro per pagare le sue assenze e una vita sprecata nel cantare l’impossibile essere uomo. Un film di grande dignità espressiva.

Non si può dire lo stesso di ‘All of Our Heartbeats Are Connected Through Exploding Stars’ di Jennifer Rainsford che ci riporta all’11 marzo 2011 per raccontarci di un terribile tsunami che devastò le coste del Giappone. È un film in la minore, noioso nel suo essere dolorosamente inutile, un film che mostra l’inutilità del cinema come diarista. Aveva già spiegato Goethe come la letteratura perdesse il suo essere nel banalizzare il suo dire, e il Foscolo aveva innalzato altari al fragile destino umano: qui lo tsunami cancella una storia d’amore ma è il recuperarlo che istantaneo muore nel fragile die della regista.

Poi ci si tuffa in ‘ForagersAl-Yad Al-Khadra’ di Jumana Manna, un film che ci riporta giustamente a non dimenticare, in nome del conflitto ucraino, quello che sta succedendo in Palestina e di cui tutti ci dimentichiamo. Jumana Manna, artista con sede a Berlino il cui lavoro è stato ampiamente esposto in Europa, Nord America e Medio Oriente, mostra qui la terribile vita di chi vive sotto il peso della dittatura israeliana, poveri palestinesi!

Ci sconvolge invece ‘Rojek’ di Zaynê Akyol, un film durissimo e forse inaccettabile, che ci riporta a confrontarci senza possibilità di veli all’Isis, un problema di cui ci siamo colpevolmente dimenticati. Zaynê Akyol ci riporta nello stato islamico, ci fa incontrare i prigionieri di quel diabolico sogno di potere. E si resta esterrefatti di fronte alla follia delle algide testimonianze. Incondivisibili nella loro pazzia criminale. Eppure esistono. Eppure il cinema si ferma a pensare. Le vedi le operaie che escono dalla fabbrica nei primi film dei fratelli Lumière, era il mondo che cambiava e oggi sentire una donna che inneggia alla felicità di essere schiava nello stato islamico, sconvolge. Possibile che Maometto sia stato così stupido? Non ci credo!

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